Il ministro degli Esteri austriaco si oppone al boicottaggio della presidenza ungherese
Diversi Stati membri hanno annunciato il boicottaggio delle riunioni informali del Consiglio dell’UE ospitate dall’Ungheria.
Il capo della diplomazia austriaca Alexander Schallenberg non è d’accordo con il boicottaggio della presidenza ungherese del Consiglio dell’UE. Ritiene che una tale mossa favorisca solo il primo ministro ungherese Viktor Orbán, ha dichiarato lunedì il ministro degli Esteri. La TASR ha preso le informazioni dall’agenzia di stampa DPA.
L’Ungheria detiene la presidenza semestrale di turno del Consiglio dell’UE dall’inizio di luglio. All’inizio di luglio Orbán ha visitato in breve successione Ucraina, Russia, Cina e Stati Uniti, descrivendo questi viaggi all’estero come “missioni di pace”.
I leader dell’UE hanno condannato i viaggi di Orbán, affermando che non stava agendo a nome dei Ventisette europei, ma solo per l’Ungheria. Diversi Stati membri hanno anche annunciato il boicottaggio delle riunioni informali del Consiglio ospitate dall’Ungheria.
Due settimane fa, il capo della diplomazia dell’UE Josep Borrell ha annunciato che una riunione informale dei ministri degli Esteri dell’UE prevista per la fine di agosto sarebbe stata spostata da Budapest a Bruxelles a causa delle azioni di Orbán.
Schallenberg: solo Orbán ne trarrà beneficio
In una dichiarazione rilasciata all’agenzia di stampa austriaca APA, Schallenberg ha avvertito che una simile mossa molto probabilmente avvantaggerebbe solo Orbán stesso.
Il ministro austriaco ha anche detto di aver preso atto della decisione di Borello, ma ha affermato che la maggior parte dei ministri degli Esteri dell’UE è contraria. Schallenberg ritiene che sia importante non parlare dei “viaggi dell’ego” di Orbán e che troppa attenzione esageri l’influenza che egli ha come leader di un Paese di medie dimensioni.
Schallenberg ha sottolineato che l’Ungheria è coinvolta in molte decisioni dell’UE e che Orbán alla fine si atterrà alle regole, poiché il mancato rispetto di tali regole comporterebbe un “fallimento totale della presidenza del Consiglio dell’UE”.
