Il governo adegua quest’anno l’imposta bancaria e aumenta il pagamento del BBVA se l’acquisizione di Sabadell riesce | Aziende
Il governo ha leggermente modificato le clausole scritte in piccolo della tassa bancaria. Da un lato ha risolto il problema tecnico per evitare la doppia imposizione nell’anno fiscale 2024 della precedente imposta temporanea e della nuova imposta. D’altro canto, ha introdotto una tutela in caso di operazioni societarie nel settore, come l’acquisizione ostile lanciata da BBVA sul Banco Sabadell. Questo adeguamento significa che, se l’offerta avesse successo, BBVA dovrebbe pagare il 15% per questa tariffa quest’anno.
L’Esecutivo ha approfittato dell’ultimo Consiglio dei Ministri dell’anno per introdurre queste due modifiche tariffarie, che figurano nel Regio Decreto Legge in cui estende, tra le altre misure, le sovvenzioni ai trasporti o lo scudo anti-acquisizione. Il testo stabilisce che “la tariffa intera sarà aumentata del 15% del suo importo per i contribuenti che diventino acquirenti in operazioni di modifica strutturale in cui siano intervenuti istituti di credito, istituti di credito finanziario o filiali di istituti di credito esteri”. Cioè, nel caso in cui una banca ne acquisti un’altra e tale operazione comporti l’estinzione dell’entità acquisita, l’acquirente dovrà pagare il 15% in più.
Gli esperti consultati sottolineano che questa modifica che riguarda le acquisizioni o le fusioni tra banche e la doppia imposizione sono collegate. Questa maggiorazione del 15% sull’aliquota d’imposta bancaria mira quindi a evitare che la banca acquirente paghi le tasse sull’impresa acquisita nell’anno in cui viene effettuata l’operazione, mentre è in corso l’elaborazione contabile della fusione tra le due. entità. In caso contrario, BBVA non pagherebbe l’imposta sull’attività acquisita da Sabadell nell’anno in cui viene effettuata l’operazione. A partire dall’anno successivo, la banca acquirente – come, nel caso attuale, BBVA – pagherà l’imposta corrispondente sulla somma dei suoi redditi e di quelli dell’entità acquisita (Sabadell, in questo caso).
Il governo ha progettato uno schema progressivo, in modo che alle entità che aggiungono più di 5.000 milioni di margine di interesse e commissioni venga applicato un tasso del 7%. BBVA – la seconda banca spagnola per patrimonio e la terza per quota di mercato nazionale – dovrà pagare questo tasso più elevato, quindi pagherà circa 370 milioni nel prossimo anno, secondo un rapporto preparato da BNP Paribas. Così, nel caso in cui nel corso del 2025 la Commissione Nazionale dei Mercati e della Concorrenza (CNMC) approvasse l’operazione a condizioni poco onerose e la maggioranza degli azionisti di Sabadell decidesse di vendere le proprie azioni a BBVA, la banca basca dovrebbe pagare poco più di 420 milioni di euro per questo compenso, circa 55 milioni in più.
Il disegno della tassa è più benevolo nei confronti di Sabadell nel caso in cui continui da solo. Per qualche centinaio di milioni – dato che la somma del margine di interesse e delle commissioni percepite in Spagna è poco inferiore ai 5.000 milioni – all’entità catalana si applicherebbe un tasso del 6%. Il nuovo direttore finanziario dell’ente, Sergio Palavecino, ha indicato, infatti, che la banca dovrà pagare circa 30 milioni in meno rispetto al precedente prelievo temporaneo, per un totale di circa 170 milioni.
Questa natura progressiva dell’imposta aggiunge un ostacolo all’offerta pubblica di acquisto. Si presuppone che Sabadell, se continuasse da solo, pagherebbe un’imposta del 6%. Ma se si unisse al BBVA, le tasse salirebbero alle stelle. La banca risultante dovrebbe pagare il 7% sull’attività acquisita. Inoltre, questo sovrapprezzo del 15% verrebbe applicato nel primo anno dell’operazione, un aumento che è in linea con quanto BBVA ritiene che la sua attività crescerà se incorporasse Sabadell. La banca guidata da Carlos Torres calcola che l’entità catalana rappresenti il 16% delle sue dimensioni, per questo ha proposto un’equazione di concambio in ragione di un’azione BBVA ogni 4,83 azioni Sabadell, che dopo il pagamento dei dividendi è stata modificata a 5,02 e l’aliquota pagamento effettuato a novembre. Pertanto, gli attuali azionisti di Sabadell deterrebbero il 16% della nuova entità risultante dalla fusione.
Il timore dei mercati è che tutte queste clausole scritte in piccolo sulla tassa possano mettere un freno ai calcoli preparati da BBVA a maggio, quando ha lanciato l’offerta pubblica di acquisto. Le sue previsioni danno per scontato che l’utile per azione dopo l’operazione aumenterà del 3,5%, grazie a sinergie che quantifica in 850 milioni in tre anni, di cui la banca prevede di emergere per il 25% già nel primo anno dell’operazione. Di questi 850 milioni, la banca stima che 750 milioni corrisponderanno a sinergie di costo. E di questi, 300 milioni saranno dovuti al risparmio di personale, che porterà alla chiusura di 300 uffici della rete congiunta. Inoltre si segnalano costi di transazione pari a 1.450 milioni.
2025, l’anno della verità per l’Opa
La risoluzione dell’offerta pubblica di acquisto da parte di BBVA sul Banco Sabadell arriverà nella prima metà dell’anno. Si prevede che la Commissione Nazionale dei Mercati e della Concorrenza (CNMC) risolverà il caso nel primo trimestre e allora rivelerà le condizioni finali che imporrà a BBVA per approvare l’operazione, dopo aver deciso a novembre di presentare l’offerta pubblica di acquisto alla sua analisi più restrittiva, detta seconda fase. Una volta che la CNMC avrà deliberato, il Governo, che si è totalmente opposto alla transazione, potrà estendere queste condizioni. La BBVA ha già indicato che se queste condizioni fossero troppo restrittive, tanto da incidere sulla creazione di valore dell’offerta pubblica di acquisto, potrebbe ritirarla. Una volta superati questi traguardi, toccherà alla Commissione Nazionale del Mercato dei Titoli (CNMV) pronunciarsi, dopodiché si aprirà un periodo compreso tra 15 e 70 giorni affinché gli azionisti della banca catalana possano decidere. Se l’operazione fosse approvata dai proprietari del 50,01% del capitale, BBVA avvierebbe la fusione tra le due banche, che dovrà essere approvata anche dal governo.