Questa domenica (8), ultimo turno, incontreremo i campioni brasiliani, quelli classificati della Libertadores e della Sudamericana e quelli retrocessi in seconda divisione.
Le principali squadre brasiliane sono, ogni giorno di più, una selezione di giocatori sudamericani. I migliori vanno in Europa e quelli qui sotto sono in Brasile. Questo è il risultato dell’enorme differenza finanziaria e di investimenti tra i club. Nell’ISU (indice di sviluppo umano), il Brasile è al di sotto di Argentina, Cile, Uruguay, Colombia, Ecuador e Perù.
Il Corinthians fa un salto di qualità con l’arrivo dei rinforzi. Se la qualità individuale non fosse migliorata tanto, il sistema tattico e l’allenatore sarebbero stati pesantemente criticati, come avvenne quando la squadra era in zona retrocessione.
Il disegno tattico del Corinthians, che forma un diamante a centrocampo, con un centrocampista centrale, un centrocampista su ciascun lato e un eccellente centrocampista di collegamento (Garro), oltre all’eccellente coppia offensiva (Memphis e Yuri Alberto), è un vecchio modo di giocare che è stato abbandonato dagli attuali schemi tattici, con due ali aperte e un centravanti.
Il Real Madrid, al suo meglio la scorsa stagione, ha giocato come il Corinthians, con tre a centrocampo, Bellingham in mezzo e la coppia d’attacco formata da Rodrygo e Vinicius Junior. La coppia d’attacco era una volta una tradizione brasiliana, come quella formata da Bebeto e Romário nella squadra campione del mondo nel 1994. L’assenza delle ali è un problema, dato che il terzino deve difendere e avanzare, oltre a non avere la capacità aiuto di un suggerimento nella marcatura.
Tutti i progetti tattici utilizzati oggi in Brasile e nel mondo che utilizzano una linea di quattro difensori sono il risultato del tradizionale schema tattico con due linee di quattro e due attaccanti, utilizzato dal Brasile nella Coppa del Mondo del 1994 segnare accanto ai due volanti. Il difetto di questa formazione tattica è il fatto che i due centrocampisti sono molto distanti dalla coppia d’attacco, da qui la successiva presenza di un centrocampista di collegamento.
L’Inghilterra, campione del mondo nel 1966, fu la prima squadra a utilizzare entrambe le linee da quattro. Ma non c’erano picchi. Era una fila di quattro guardie che alternativamente segnavano e avanzavano.
Oggi, a causa dell’enorme intensità e movimento dei giocatori, non c’è più spazio per analizzare il modo di giocare della squadra attraverso la progettazione tattica. Cambia in ogni momento. Molto più importanti sono la capacità di avere squadre compatte, di difendere e attaccare a muro senza lasciare troppi spazi tra i settori, di alternare marcature più avanzate e più arretrate, di variare lo stile di trattenuta palla, di scambi di passaggi, di transizioni veloci dalla difesa all’attacco e molti altri dettagli. Di norma, tutto dipende dalla qualità individuale.
Il gol del Botafogo contro l’Inter è stato un mix di talento individuale e pianificazione studiata. Dopo un corner corto e un passaggio perfetto di Almada, Savarino, dal limite dell’area, sferra un tiro bello e preciso. È l’unione dell’intelligenza naturale e artificiale. Il naturale deve comandare l’artificiale. Per parafrasare Charles Chaplin, siamo umani, non siamo macchine.
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