Sono passati 24 anni da quella magnifica première Gladiatore e Ridley Scott ne è molto consapevole. La generazione X, quelli di noi che allora avevano vent’anni, ora sono adulti. Scott è alla ricerca di un nuovo pubblico e ciò è evidente nell’evoluzione dei suoi ultimi film verso le nuove esigenze commerciali.
Se qualcosa risalta in Gladiatore II È fantasia. Le sue sequenze traboccano di ingegno, (eccessiva) immaginazione, creatività e irrealtà. Animali impossibili come il rinoceronte cavalcato da un gladiatore, gli squali in a naumachia (battaglia navale) e le uova di babbuino, sono la prova che questo non è un film in cui la realtà è l’obiettivo. E non parlerò della mancanza di rigore storico perché era prevedibile.
Le sequenze hanno un aspetto comico, qualcosa che è già annunciato con l’apparizione di Peter Mensah (Jugurtha), un attore già tipico in questo tipo di film. Altro elemento curioso da evidenziare è la performance irrealistica di Connie Nielsen (Lucilla), molto dignitosa, ma molto poco romana. Senza modestia nel vestire e non convince né come patrizia né come madre. Naturalmente il peso maggiore è dato a Denzel Washington (Macrinus), il vero protagonista della storia. Non potrà dire che sia uno dei suoi ruoli migliori, anche se da buon attore è all’altezza del compito. Né credo che sia un caso che abbia scelto due personaggi così simili fisicamente: Paul Mescal (Jano) e Pedro Pascal (Acacio), uno di fronte all’altro sembrano uno specchio.
La storia è troppo tipica e molto prevedibile, anche se Scott ha provato a giocare con diversi colpi di scena, che rimangono in sospeso e ci lasciano a metà strada. Sembra che manchino scene e spiegazioni.
Il declino del mondo imperialista romano, che ricorda così tanto quello odierno, è ben illustrato con un indiscutibile parallelo tra il presidente eletto Donald Trump e Geta e Cararacalla. Sono sicuro che la scelta del colore dei capelli dei due imperatori non sia casuale, né tanto meno un semplice gioco visivo. A morire è Geta, per mano del fratello, in uno scontro tra due aspetti psicologici dello stesso personaggio. Scott intende dirci che Trump soccomberà per mano sua? La storia racconta che fu così, Geta morì per mano del fratello, ma la presenza di Macrino è una libertà che il regista si è preso. Immagino che sia il suo modo per dirci che Macrinus fu colui che governò dopo Caracalla dopo averlo detronizzato. Ma no, non era un lanista.
Nel film non mancano cenni a molti altri film. Anche a quelli dei romani piace Spartaco di Kubrick, con quel “Io sono Spartacus”, ma che passa inosservato Gladiatore II perché non dà abbastanza impatto glorioso al momento. O il modo di combattere e tagliare le teste, come Spartaco, Sangue e sabbia. Una delle sequenze mi ricorda vagamente il dannazione alle bestie Di Il segno della crocecon ghirlande di fiori. Ci sono altri momenti che evocano altri film: le scene istrioniche dell’anfiteatro sono un adattamento di quelle simili apparse in i giochi della fame, e il rinoceronte a cavallo ricorda troppo Star Wars: L’attacco dei cloni, quando Anakin cavalca un insetto molto simile a questo per scappare da a dannazione alle bestie In una galassia lontana, lontana. I cliché che il regista sapeva in anticipo avrebbero funzionato. Alcuni si adattavano in modo più accurato di altri.
Ridley Scott scommette sempre su un forte impatto artistico nei suoi film. Ciò in cui è un genio è usare l’arte pittorica nel suo cinema. Sì dentro Gladiatore del 2000 si ispira al pittore Alma-Tadema, in Gladiatore II Ha optato per due correnti pittoriche opposte. L’opulenza e la decrepitezza del mondo romano lo sono superficie con lo stile rococò, il barocco francese del XVIII secolo. Si insinua anche in alcuni carri dorati in stile imperiale europeo dei secoli passati. La Roma della Repubblica, da SPQR, è rappresentata con immagini dei grandi pittori del romanticismo, con la luna piena nel cielo, il buio, le nuvole e le rovine. Il Barocco accompagna gli imperatori, il Romanticismo accompagna Giano.
Nel complesso, il film ha un’enorme mancanza di impatto, qualcosa a cui ci eravamo abituati dal suo primo film Gladiatore. Manca di epica, cosa che compensa con la musica e le scene del primo. La trama è lenta e come in Napoleone I sentimenti e la salute mentale hanno la precedenza sulle scene apoteotiche e vibranti. Se speri di uscirne Gladiatore II Con una scarica di adrenalina, dimenticalo. Questo è un film più vicino a Pompei di Paul WS Anderson (2014) che Gladiatore del 2000.
Neppure i momenti di spettacolo riescono. Per non parlare degli errori che li accompagnano. Le esecuzioni dei condannati a morte non sono avvenute come vengono presentate nei film. Nel naumachie Partecipavano solo i condannati a morte. I gladiatori non combattevano mai contro gli animali (e tanto meno cavalcavano i rinoceronti). Gli squali non sono mai stati usati in uno spettacolo.
Roma è bianca e non colorata. In una sequenza è stata introdotta di nascosto una chiesa rinascimentale. Sono troppo scollati. Ai gladiatori mancano gli elmi, alcuni che indossano provengono da soldati dell’era repubblicana. Le eccezioni sono quelle che sono una copia di quelli autentici dei gladiatori trovati tra le rovine di Pompei.
Sentimenti, mancanza di impatto. Molto bucolico, idilliaco e poetico. Senza un grande peso patriottico (come dovrebbe essere un film romano), né epico (quanto mi è mancato!!). I film romani saranno così d’ora in poi? Dovremo abituarci, vogliamo goderci il nuovo cinema di ambientazione storica che ci sta arrivando. Ora, vestire gli attori con una corazza, una toga o una stola è più che sufficiente per chiamarli “romani”.
Sono sicuro che questo film non lascerà nessuno indifferente. Le recensioni spaziano da chi lo ritiene magnifico a chi lo ritiene mediocre. Non credo di essere nella posizione di valutare un film che, come i buoni miti greci e romani, ha cercato di adattarsi a nuovi contesti.
È passato molto tempo da quando abbiamo smesso di chiamare questi film peploQuei tempi sono passati molti decenni fa. Questi nuovi film “romani” sono un’altra cosa. Il fumetto, la graphic novel, perfino i brevi video di TikTok trasformano il cinema che dovrebbe essere epico in una storia decaffeinata, che eterna sullo schermo dove ciò che risalta sono i sentimenti e in cui anche in alcune scene sembra che i personaggi stiano facendo terapia per comprendere la sua infanzia.
Se hai intenzione di vedere Gladiatore II, Ricorda: non è un film storico, è un film storico. Divertitevi, e se volete conoscere l’antica Roma, leggete saggi, non andate al cinema. Il cinema è solo spettacolo.
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