‘Il giovane artista’, di Valerie Mréjen: la creazione di una carriera | Babelia
Attenzione alle derive del mercato dell’arte, dove viene a stabilirsi un concorrente serio e orgoglioso, che già decenni fa godeva di una forza dominante, ma dopo l’assalto dei grandi formati confezionati in lucenti cubi bianchi, è rimasto discretamente al di sotto della propria influenza a causa all’insufficiente volontà dei galleristi, anche degli stessi autori. Questo è il libro d’artista, un curioso manufatto che tendiamo crudelmente a scacciare dalla nostra vista quando visitiamo una galleria o un museo, un formato che non può mai essere casuale perché dice quasi tutto sulla sensibilità estetica di chi lo firma. Scrittura, fotografia, incisione, disegno; Ogni tratto confinato in un libro o in un quaderno è assolutamente inondato di personalità, senza trucchi. Il libro d’artista è l’indice-impronta di un’intera opera, lo specchio sul bordo di ciò che accade poi su larga scala, un oggetto, un film o un’installazione. Biografia più o meno parziale e molto autorevole, un’affermazione indiscutibile dove tutto sembra avere importanza.
La scrittrice francese Valérie Mréjen (Parigi, 1969) è anche autrice di alcuni libri d’artista. In realtà lei è ciò che comunemente chiamiamo un’artista visiva, più specificatamente una filmmaker. Il suo sito web contiene alcune immagini delle sue copie luminose, come quella pubblicata a quattro mani con Annie Zadek dove raccoglie poesie e cartoline Bel tempo caldo favorevole all’amore, o il raffinato Uccello rarole cui protagoniste sono le colombe parigine. La novità è che Mréjen pubblica ora un romanzo convenzionale pur essendo un libro d’artista, il racconto delle avventure studentesche di una giovane donna dal momento in cui viene ammessa alla prestigiosa Facoltà di Belle Arti del Clero, vicino a Parigi. , fino a quando riesce a esporre il suo lavoro in una galleria.
Poco di ciò che Mjéren racconta sorprenderà il lettore, e in verità ciò che accade in quel piccolo mondo è estrapolabile a qualsiasi ambito creativo, salvo che nel campo delle arti plastiche contemporanee si viene più facilmente catturati, e questo non è avvenuto solo con criptoarte, scomparsa senza il minimo pathos, anche in quelle folgoranti carriere di artisti che semplicemente esponendo le loro natiche o quelle di un dittatore morto provocano una lussuria incontrollabile nelle tasche di ignoranti e speculatori.
Valérie Mjéren è autrice di cinque romanzi brevi, tutti pubblicati sotto l’etichetta Periférica. È inevitabile valorizzare la coerenza della sua scrittura autobiografica, fin dal primo racconto, mio nonno (1999), un album di famiglia dove malinconia e satira si fondono in una naturale pietà, il penultimo che circonda la nascita e l’educazione di sua figliaTerza persona(2021). Completato (provvisoriamente?) il lessico familiare – al nonno successe il padre, poi il fidanzato e la madre (morta quando l’autore era adolescente) -, ora in Il giovane artistaMréjen ripercorre i suoi ricordi di studente d’arte con una sensibilità simile a quella esibita nei suoi film.
Sapendo come vengono forgiate le carriere della maggior parte degli artisti, la taumaturgia di questo libro sta nel portare allo scoperto tanta fatuità e miseria, e allo stesso tempo esplorarne l’antitesi in terza persona: l’artista che trionfa sulle sue circostanze. Il suo miglior libro come artista.
Valeria Mréjen
Traduzione di Vanesa García Cazorla
Perferica, 2024
144 pagine. 17 euro