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Il genio ‘indie’ è malato | Cultura


Xav Clarke e Lawrence, all'esibizione della band dell'Estate di Mozart a Manchester nell'agosto 2024.
Xav Clarke e Lawrence, all’esibizione della band dell’Estate di Mozart a Manchester nell’agosto 2024.Alamy Foto Stock

È appena uscito un libro musicale che, oserei dire, potrebbe incantare ogni pubblico. O almeno, a chi si è divertito La congiura degli sciocchi, di John Kennedy Toole. Sebbene l’immaginario Ignatius J. Reilly non sia all’altezza del bitume in termini di geek rispetto al vero protagonista di Superstar delle strade. Un anno con Lawrencedi Will Hodgkinson (Contra Publishing).

Lawrence Hayward (ha rinunciato al cognome, per motivi deducibili dal libro) ha guidato gruppi memorabili come Felt e Denim, nel secolo attuale ha continuato con Go-Kart Mozart e Mozart Estate. Non è Modesto, ma richiede una certa divinizzazione per essere un artista di culto per 45 anni. Senza voglia di marginalità, eh, ma soffrendo disgrazie non sempre imputabili al loro inserimento nel ramo indipendente del business discografico. Esempio doloroso: il 1° settembre 1997, la Denim avrebbe pubblicato, con distribuzione EMI, la canzone Colpo d’estateche molti prevedevano sarebbe stata la spinta per Lawrence a lasciare la zona d’ombra. La canzone descriveva lo stato di felicità o, oh, spensieratezza che identifichiamo con “la canzone dell’estate”, ma il titolo potrebbe anche significare “lo schianto dell’estate”. Il giorno prima, a Parigi, era avvenuto l’incidente in cui morì la principessa Diana. Scioccata, la EMI cancellò l’uscita di Colpo d’estate e ha distrutto tutte le copie del file separare che erano ancora nei loro magazzini.

Il valore di Superstar delle strade. Un anno con Lawrence Va oltre la celebrazione di un artista tenace. Will Hodgkinson è un giornalista ribelle e decide di visitare con Lawrence i luoghi essenziali della sua carriera, alla ricerca delle chiavi dei suoi testi e delle sue idiosincrasie. Come rimbalzo, ci offre la trama di quell’Inghilterra fuori dai circuiti turistici: urbanistica, architettura, interior design, parchi. Consumatore molto selettivo, anche se sull’orlo della miseria, Lawrence lo guida attraverso mercati, supermercati e negozi di moda. Quest’ultimo è problematico: il cantante e la sua spalla sollevano i sospetti di commessi e guardie giurate.

Verificano che il potenziale cliente non abbia una carta di credito e che possieda un cellulare Nokia preistorico (si inorridirebbero ancora di più se sapessero che non ha computer né connessione internet). Nemmeno lui sembra molto sano, dato che la sua dieta sembra consistere in tazze di tè e dolci, con una particolare ossessione per la liquirizia. Insomma, sembra un artista maledetto da manuale: ex drogato, venerato in Francia, musicalmente erudito, patologicamente evasivo, misogino nella pratica, riluttante a condividere crediti (e soldi). Anni fa consacrarono il loro status con un documentario, Lorenzo Di Belgravia.

Corriamo il rischio di mitizzarlo. C’è la tentazione di vedere lì un genio idiota, se l’aggettivo non fosse carico di connotazioni negative. Diciamo meglio che, genio a parte, tale stupidità ci supera. Prende l’LSD poco prima di un concerto decisivo. Rimuovi il coperchio della toilette in modo che nessun visitatore lo usi. Fa picchiare la sua band in macchina dopo essersi esibita, diciamo, in Scozia: non vuole stare in albergo. Uno dei suoi musicisti più sofferenti commenta: “Lawrence si nutre dei suoi fallimenti. “Ho la sensazione che non voglia diventare una star finché non sarà morto.” Certo, il diavolo avrebbe risposto.

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