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Il Botafogo vince il suo titolo più importante – 30/11/2024 – Juca Kfouri


Mané Severiano del Botafogo era a Buenos Aires come turista nel 1995, quando il Botafogo vinse il suo primo Brasileirão, anche se vinse anche il Taça Brasil del 1968, altrettanto importante, ma un altro torneo.

Il 30 novembre è arrivato nella capitale argentina per trascorrervi due settimane e da lì ha seguito la vittoria decisiva del Botafogo con il Santos, quasi 40 anni fa.

Da allora ha digiunato traguardi importanti ed è rimasto fedele al club Lone Star perché un vero tifoso non abbandona mai la sua passione.

Superstizioso per non essere solo ridondante con il Botafoguismo, ma anche pessimista, per rimanere pleonastico al 100%, decise che la coppa senza precedenti sarebbe arrivata solo se fosse stato al Monumental de Núñez, ora non più in tournée, ma come missionario .

Mané Severiano non ha mai avuto dubbi tra Garrincha e Túlio, ma sulla via del ritorno a Buenos Aires, dove non era mai tornato, scoprì che Luiz Henrique, con la maglia numero 7 sulle spalle, sembrava voler instillargli un dubbio in testa, all’improvviso afflitto dall’eresia di contendersi il posto di Anjo das Pernas Tortas nella storia del campione bianconero dal 1907.

“Non è per il calcio”, diceva tra sé, “incomparabile, ma per la grandezza del risultato”.

Garrincha, Didi, Quarentinha, Amarildo, Zagallo, Manguinha, Nilton Santos, Jairzinho, Túlio, Mauricio, anche lui numero 7, autore del gol che pose fine al traguardo dei 21 anni nel 1979, nessuno di loro ha regalato un titolo del genere al club del Generale Severiano. importante come quello realizzato nel mitico stadio di Buenos Aires.

Mané Severiano sapeva che Fogão era il favorito, il che, invece di rassicurarlo, lo angosciava ancora di più.

E fuori dalla decisione il gigante angolano Bastos, brutto segno nella testa tormentata di Mané Severiano.

Prima di raccontare come Mané ha visto la finale, è necessario dire che, nonostante abbia lo stesso nome, non ha alcuna relazione con il generale, una categoria che è in declino per buone ragioni nel quartiere di Botafogo e in tutto il paese, per non parlare menzione in America.

Mai prima d’ora, nei suoi 86 anni di storia, il Monumental de Núñez era stato così colorato in bianco e nero.
Come sappiamo, quando la palla inizia a rotolare, i favoritismi si dissolvono come tutto ciò che è solido si scioglie nell’aria.

Poi, dopo meno di un minuto, in 40 secondi, Gregore colpisce in faccia Fausto Vera e viene espulso dal campo.

I favoritismi erano appena andati in fumo.

L’origine del nome Gregore è greco e significa vigile, adatto a centrocampisti come lui che però esagerava nella vigilanza.

Non fa male. Oppure non ha fatto male.

Perché, anche nel primo tempo, Luiz Henrique ha dimostrato perché Mané è un po’ eretico: ha segnato un gol e ha subito un rigore per andare all’intervallo con il 2-0 sul tabellone.

Artur Jorge ha dato una lezione di audacia, non cambiando la squadra con una in meno.

Siccome certe cose succedono e basta… sì, è successo che Vargas è diminuito a meno di due minuti dal secondo tempo.

Ma l’armatissimo Botafogo non solo ha resistito ma, al 7′ del recupero, ha visto Júnior Santos ricevere lo spirito di Garrincha e dopo aver piegato la difesa sulla destra, realizzare l’improbabile 3-1.

Mané Severiano pensa a tornare a casa.

Perché ogni passo che farai sarà venerare Luiz Henrique, senza paragoni.


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