I ribelli siriani preparano l’assedio a Damasco, la capitale del Paese; il governo nega di aver perso il controllo della città
Il Ministero della Difesa ha smentito le voci secondo cui il presidente Bashar al-Assad aveva abbandonato la città; Le forze di Assad affrontano il momento più critico dall’inizio della guerra civile nel 2011
Gruppi ribelli siriani hanno dichiarato questo sabato (7) di aver effettuato un accerchiamento Damasco come parte di un’offensiva guidata dall’alleanza islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS). L’azione segna un significativo passo avanti nel conflitto, con il comando ribelle che dichiara di aver iniziato la “fase finale” dell’assedio della capitale. D’altra parte, il governo siriano ha negato di aver perso il controllo della città e ha smentito le voci secondo cui il presidente Bashar al-Assad avrebbe abbandonato la capitale. Il Ministero della Difesa ha classificato l’informazione come “infondata”.
Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (OSDH), una ONG con sede nel Regno Unito, le forze governative hanno recentemente perso il controllo di regioni strategiche come la provincia meridionale di Daraa e le posizioni a Quneitra, vicino alle alture di Golan. Dall’inizio dell’offensiva del 27 settembre, il governo ha perso anche le città di Aleppo e Hama, così come le aree vicino a Homs, dove sabato i bombardamenti delle forze siriane e russe hanno ucciso almeno sette civili.
Il conflitto, che dura da più di un decennio ma è stato congelato prima che i gruppi ribelli entrassero in azione alla fine di novembre, ha provocato la morte di 826 persone solo negli ultimi giorni, tra cui più di 100 civili, oltre allo sfollamento di 370.000 persone, secondo ai dati.
Scenario di tensione a Damasco e reazioni internazionali
Nella periferia della capitale, i manifestanti hanno abbattuto una statua di Hafez al-Assad, padre dell’attuale presidente, in un atto simbolico contro il regime. Allo stesso tempo, le forze ribelli cercano di rassicurare la popolazione locale, chiedendo alle diverse comunità religiose di mantenere la calma e promettendo “fine al settarismo e alla tirannia”, secondo il comandante ribelle Hasan Abdel Ghani.
Sulla scena internazionale, la Russia, principale alleato del governo siriano, ha classificato l’avanzata dei ribelli come “inaccettabile” e ha chiesto ai suoi cittadini di lasciare il Paese. L’Iran, un altro alleato di Assad, ha iniziato a ritirare il personale militare e i diplomatici, mentre anche gli Stati Uniti e la Giordania hanno lanciato avvertimenti simili.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che sostiene i gruppi legati a HTS, ha espresso ottimismo riguardo alla possibilità di stabilità in Siria. D’altro canto, il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che il Paese “non dovrebbe essere coinvolto” nel conflitto.
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Situazione e prospettive umanitarie
Con il sostegno russo e iraniano indebolito dai conflitti regionali e dalla guerra in Ucraina, le forze di Assad affrontano il momento più critico dall’inizio della guerra civile nel 2011, che ha provocato più di 500.000 morti e ha diviso il paese in zone di influenza controllate potenze straniere. Mentre la situazione a Damasco rimane incerta, l’offensiva dei ribelli dimostra la fragilità del regime e aumenta le sfide per una soluzione pacifica in Siria.
*Con informazioni fornite dall’AFP
Pubblicato da Felipe Dantas