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I migliori album dell’anno: Tarta Relena, Mushkaa, Guillem Gisbert, Xarim Aresté e Ferran Palau | musica


Torta Farcita. È una domanda

Latenza

La sua proposta sembra essere un incrocio tra musica sacra e musica popolare, tra la purezza della musica a cappella e la tecnologia digitale che arriva con campioni, percussioni digitali o trattamenti vocali, che ci ricordano che il tempo è una continuità cucita dalla volontà umana di non viverlo come un prima e un dopo, un ieri e un oggi lontani. Marta Torrella e Helena Ros (linguista di formazione) realizzano con questo, il loro secondo elapé, questa ibridazione non forzata tra le lingue (catalano, spagnolo, italiano, giudeo-castigliano e latino) e le forme musicali attuali (si sono esibite al Sónar) con altri che provengono dal Medioevo, come nel caso di ‘Beata Viscera’, un canto natalizio del XIII secolo, o dalla sua fantasia, come ‘Odniramat’ (tamarindo viceversa). Questa fusione tra minimalismo e tradizione, tra gravità spirituale e ramificazioni folk e pop, risuona già all’estero: hanno registrato con un’etichetta francese, Latency, e sono stati il ​​primo gruppo catalano (quinto in Spagna) a registrare la prestigiosa NPR (Stati Uniti). radio pubblica) Sessioni di Tiny Desk. La loro proposta, con un potente immaginario di sottofondo femminile, è così naturalmente ibrida, per nulla forzata, che può essere immaginata sia in spazi sacri dove risuona la musica antica che evocano, sia in ambienti convenzionali, che saranno intrisi di un misticismo secolare. frutto dello spiritualismo di due giovani donne che, senza alcun legame o timore, fanno della voce l’elemento centrale. Nemmeno per imitare l’aumento della temperatura dell’acqua nel Mediterraneo, ‘Ganelismós’. Un album diverso per un’epoca in cui l’esclusione, umana, sociale e culturale, remava contro il senso integrante del tempo, rendendo necessaria la vista panoramica di Tarta Relena.

Mushkaa. Sexysensibile

Dale Gioca

Un’apparizione folgorante iniziata nel 2023 con diverse esibizioni alla sala Sidecar (ora Club Sauvage), poi al Mercè e già quest’anno all’Apolo. Non è la sorella di Bad Gyal, è Mushkaa, Irma Farelo, un’artista con una personalità e un discorso strutturato che già ti permettono di percepirla, ma non come un giocattolo dell’industria e dei media. In breve tempo si è adattato a quella che è stata definita musica urbana, in realtà un poliedro di molteplici stili che va oltre l’uso di vocoderperaltro abbastanza diffuso. In questo primo lungo brano di Mushkaa, reggaetón (‘Señal de respeto’, eseguito con la sorella Greta), funk (‘El disfraz’), ballate pop (‘Entre el fum’), rhythm and blues cantati dolcemente e rime (‘ Imperio’), altro funk dalle arie di favela (‘Xarnega’), dove si parla dell’amore tra due donne, una catalana e una Xarnega, una sorta di cumbia in ‘Turra Malvada’ e il successo “SexySexy” si è esibito con Bad Gyal. Con lo spagnolo e il catalano come lingue che guidano l’album e la collaborazione del produttore Roots, l’album, breve e conciso (nove composizioni, meno di mezz’ora), pone le basi per il decollo di questa donna libera che vuole per determinarne il destino. Ha già annunciato un nuovo album per il prossimo anno e sono già in vendita i biglietti per il Sant Jordi Club (21 marzo). Troppe cose e troppo in fretta per tanti giovani artisti (lei ha 20 anni), ma sembra che Mushkaa sia pronta e matura per affrontarle, senza perdere né l’identità né la credibilità che la rendono oggi un riferimento.

Mushkaa al Festival delle Ambasciate.
Mushkaa al Festival delle Ambasciate.Alamy / Cordon Press

Xarim Areste Una nuova lingua

RGB

Non ne sono rimasti molti, oppure sono molto nascosti. Xarim Aresté (Flix, 1983) è un romantico, non tanto per amore del prossimo e disinteresse materiale, ma anche, quanto per arte, che vive come musicista, la sua sfaccettatura principale, e come scrittore. La sua musica, un mare interiore di tradizione rock e folk con un sottofondo di jazz e blues, ha raggiunto la sua massima espressione negli ultimi due album, Le sue visceredel 2022, i Una nuova linguaun’altra meraviglia minuscola piena di sensibilità che si apre nei ritmi centrali. Equilibrio acustico (chitarra, contrabbasso, pianoforte, corno, tromba e trombone) ed elettrico (chitarra elettrica e sintetizzatore) che tende all’acustico, data la personalità delle composizioni (tutte di Xarim), raggiungendo la massima espressione con ‘Les regnes’ (chitarra e voce) o ‘Lo Galatxo’ (strumentale). Già alle Le sue viscere aveva incluso il metal, che ora mantiene un ruolo altrettanto seducente, e l’arrangiamento di ‘Sense eix’ è una carezza vellutata del corno, mentre in ‘Diamonds’ bilanciano la chitarra elettrica e in ‘Un idioma nou’ e ‘Nassos de paper ‘ si lanciano nel jazz. Un cenno a Dylan in ‘Des d’aquí veig ca teu’ e testi sempre pieni di umanità e speranza su ciò che la musica e le parole possono fare per noi. E un modo di cantare che sa evocare, anche musicalmente, l’eterno Adrià Puntí in brani come ‘La Barca’, che ricorda l’incedere delle composizioni di Van Morrison. Non mancano l’umorismo e l’amore, ‘La cosa più semplice’, e un tono generale di calore in un album dalle forme classiche vissute oggi.

Il musicista Xarim Aresté in un concerto a Maiorca.
Il musicista Xarim Aresté in un concerto a Maiorca. Alamy / Cordon Press

Guillem Gisbert. Balla la masurca

Ceramica Guzmán

Potrebbe sembrare che tutto in questo disco sia fatto controcorrente, come se si cercasse di catturare tutti sulle spine. In tempi di velocità crescente, le sue canzoni più brevi durano quasi quattro minuti e il disco, ora che molti non superano la mezz’ora, arriva quasi all’ora intera. Se si dice che il successo sta nella concretezza delle canzoni, in un’esposizione che focalizza l’attenzione dell’ascoltatore velocemente e senza difficoltà, le undici composizioni dell’album d’esordio solista di Guillem Gisbert vengono piegate, raccolte e si ridispiegano come fuggendo dalla linearità, fingendo i ritornelli e così enfatizzando efficacemente le loro lettere. Perché, ancora una volta, l’insieme delle variegate storie raccontate da Guillem, con l’abilità di un pedagogo paziente e metodico che vuole accentuare opportunamente ogni frase, costituiscono l’ossatura di un disco musicale ricchissimo che sa ritrovare le sonorità dylaniane e acustiche. in ‘Les aventures del general’ e ‘Lluna’, l’aria della rondalla di strada per ‘Estudiantina’, il tocco di pop sintetizzato tipico di ‘Balla la mazurca’, il beat, anche digitale, che scandisce “Waltzing Matilda”, il trattamento vocale di “Hauries haudas de venir” o l’involucro di tastiere così presente nell’album, dove non manca alcuna corda. Pop può sembrare banale, epidermico e semplice, aggettivi che mal si sposano con un disco la cui grafia di diversi produttori cerca l’arrangiamento preciso e che manifesta, se necessario, che Guillem Gisbert, come Manel, segnano il proprio percorso scegliendo la destinazione e le scarpe per camminarlo. Un cantautore contemporaneo intriso di pop.

Il cantante e compositore Guillem Gisbert in un concerto all'Ambasciata.
Il cantante e compositore Guillem Gisbert in un concerto all’Ambasciata.Aitor Rodero Aznarez / Alamy Sto (Alamy / Cordon Press)

Ferran Palau. piangi qui

Tracce nascoste

Fin dagli anni degli Anímic era chiaro che Ferran Palau avrebbe costruito il proprio mondo, sia dal punto di vista sonoro che concettuale. Non è un luogo dove si percepisce il testosterone, piuttosto una calda tenerezza che evoca il tono con cui, già a letto, le creature vengono accompagnate al sonno. Non c’è enfasi, nessuna voce che risalti notevolmente sopra la strumentazione, anche se questo disco è dove ti senti maggiormente in primo piano, magro e timido, attentamente proiettato, come un buco nell’orecchio, lasciando cadere le parole come fiocchi di neve quasi senza peso. Le delicate sonorità dei dischi di Palau si avvicinano qui al beat morbidamente urbano apportato da Mr. Chen, un produttore che viene dall’hip-hop e che ha fissato uno standard diverso per il pop che batte su un disco diretto, senza tanti svolazzi e con la chitarra di Jordi Matas più sobrio ma ugualmente definito e preciso. Lo sfondo concettuale, i mostri, l’incomprensione che generano perché diversi, prende il corpo di Sniff (la creatura ingenua) e Smosly (quello diffidente), due forme di vita, mostri, che compaiono nel cortometraggio che completa il disco , un esempio di come questa società utilizza la vita e le persone come materiale sacrificabile. Ma il disco parla soprattutto d’amore, e lo fa con pezzi caldi come ‘120′, con Jordi Matas che fa sfoggio della sua chitarra, ‘S’estenen flors’, una ballata fondamentalmente per basso, chitarra, percussioni e voce, o ‘ I love it’, che incorpora voci che sembrano una storia per bambini. Lo stesso Ferran Palau inventa il linguaggio di Sniff e Smosly, e puoi sentirlo parlare in ‘Els Llibres’ e ‘Gush Gush’. Avrei potuto usare questo linguaggio incomprensibile e il resoconto sarebbe stato altrettanto comprensibile.

Ferran Palau al Primavera Sound 2024.
Ferran Palau al Primavera Sound 2024.Alberto Garcia



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Luca

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Salve, mi chiamo Luca e sono l'autore di questo sito con utili consigli di cucina. Sono sempre stato affascinato dalla cucina e dagli esperimenti culinari. Grazie a molti anni di pratica e all'apprendimento di diverse tecniche culinarie, ho acquisito molta esperienza nel cucinare diversi piatti.