I leader europei ripudiano le dichiarazioni di Trump sull’annessione della Groenlandia
I leader europei hanno ripudiato le dichiarazioni di Trump sull’annessione della Groenlandia, del Canale di Panama e del Canada. L’americano dice che l’incorporazione dei territori è essenziale per la sicurezza degli Stati Uniti.
Il primo ministro danese Mette Frederiksen ha ribadito che la Groenlandia appartiene al popolo e solo la popolazione locale può determinare il futuro del territorio. Ma ha detto che i danesi hanno bisogno di una forte cooperazione con gli americani.
Il primo ministro tedesco Olaf Scholz ha affermato che tutti i paesi del mondo non possono subire violazioni dei propri confini, né a ovest né a est. “È emersa una certa incomprensione riguardo alle recenti dichiarazioni degli Stati Uniti. Rafforzeremo le nostre capacità di difesa coordinandoci molto strettamente con i nostri partner”, ha sottolineato Scholz.
Il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot ha affermato che gli europei non dovrebbero sentirsi intimiditi dalle dichiarazioni di Trump. Barrot ha ribadito che l’Unione Europea non permetterà attacchi contro i suoi territori.
Questo mercoledì Trump ha pubblicato una mappa con il Canada annesso agli Stati Uniti. Egli ha negato di voler ricorrere all’uso della forza militare per incorporare il paese vicino, ma sta valutando la possibilità di ricorrere alla forza economica per raggiungere l’obiettivo.
Trump punta su migliori rotte di navigazione e accesso ai minerali rari trovati in Groenlandia. Sempre nell’isola, i repubblicani vedono un vantaggio militare geografico strategico, che coinvolge soprattutto la marina russa. In Canada, Trump sarebbe interessato a rinegoziare le misure a beneficio dell’industria americana.
Canadesi e danesi sono ancora alle prese con la minaccia della “tariffa” promessa da Trump. Il presidente eletto sta valutando la possibilità di dichiarare un’emergenza economica nazionale, che gli consentirebbe di istituire un nuovo programma tariffario.
Trump aveva già utilizzato la misura nel 2019, quando minacciò di aumentare le tasse sul Messico se il Paese non avesse ridotto il numero di immigrati clandestini che attraversavano il confine.
Le promesse dei repubblicani spaventano la Federal Reserve. La banca centrale americana è preoccupata per il possibile impatto inflazionistico dei dazi, che rallenterebbe la caduta dei tassi di interesse del paese.
Anche il mercato finanziario osserva tutto con attenzione. Perdite sono previste per le valute della Cina, dell’Unione Europea e del Canada. Queste valute dovrebbero deprezzarsi rispetto al dollaro. Gli agenti economici si aspettano un rallentamento delle esportazioni e una forte volatilità sui mercati azionari di questi paesi.
*con informazioni provenienti da Reuters