I giudici della STF chiedono di rimuovere i casi di colpo di stato di Moraes – 05/12/2024 – Potere
O STF (Supremo Tribunale Federale) La valutazione inizia questo venerdì (6) richiesta dell’ex presidente Jair Bolsonaro (PL) da prendere Il ministro Alexandre de Moraes relatore dei casi che trattano del tentato colpo di stato del 2022 e degli atti antidemocratici dell’8 gennaio 2023.
A febbraio il presidente del tribunale, ministro Luis Roberto Barrosoaveva già respinto la richiesta, che ora passerà alla plenaria virtuale. La sessione è aperta fino a venerdì prossimo (13) – in questo contesto non esiste alcuna interazione tra i ministri, che esprimono il loro voto tramite un sistema elettronico.
Oltre alla richiesta di Bolsonaro, altre 191 richieste di imputati in casi correlati sono state respinte dal presidente della STF. Tutti hanno seguito la stessa linea argomentativa, secondo la quale l’imparzialità del giudice sarebbe compromessa perché egli sarebbe anche il bersaglio del golpe.
L’aspettativa riguardo all’analisi della richiesta da parte del consiglio è che venga nuovamente respinta.
Non c’è spazio in tribunale per discutere di sospetto o impedimento del ministro in processi in cui, oltre ad essere giudice, è anche parte. Moraes ha il sostegno dei suoi colleghi per definire lo stato di avanzamento dei processi oggetto della sua relazione.
Anche se, secondo le indagini, è stato uno degli obiettivi principali, la questione è delicata per tutti i ministri. La permanenza del relatore, tuttavia, è vista come una difesa della Corte stessa.
I legali dell’ex presidente hanno presentato un’azione chiamata argomento di impeachment, utilizzata per rimuovere il magistrato che avrebbe diretto il processo, sulla base delle cause di sospetto e impedimento.
Respingendo il tentativo della difesa di modificare la relazione del caso, il 20 febbraio Barroso ha affermato che i fatti narrati non caratterizzano minimamente le situazioni giuridiche che renderebbero impossibile al ministro di agire. Alessandro di Moraes.
Secondo il presidente, il STF ha una consolidata consapevolezza circa la necessità di dimostrare, in modo oggettivo e concreto, che la situazione rientra nelle norme dell’impedimento e del sospetto previste dal CPP (Codice di Procedura Penale).
“Le accuse generiche e soggettive, prive di base giuridica, non sono sufficienti”, ha affermato Barroso.
La difesa ha presentato ricorso il 14 febbraio, giorni dopo l’udienza Polizia federale adempiere mandato di perquisizione e sequestro presso la casa di Bolsonaro em Angra dos Reissulla costa di Rio de Janeiro.
“Sia il contenuto della dichiarazione che la decisione rivelano senza dubbio una narrazione che colloca il ministro relatore nel ruolo di vittima centrale delle presunte azioni oggetto dell’indagine, evidenziando diversi piani d’azione che lo hanno direttamente preso di mira”, affermano il avvocati.
Nella petizione si precisa che, nelle 135 pagine della decisione, si contano più di 20 riferimenti a Moraes, nonché episodi che mettono in luce la vulnerabilità del magistrato a seguito del monitoraggio e del piano elaborato dagli indagati, “delineando un contesto che rende evidente e fortemente messa in dubbio la sua imparzialità oggettiva e soggettiva nel decidere in questi casi, considerata la sua posizione di vittima“.
I documenti più recenti inclusi nel processo rafforzano la posizione target che coloro che sono coinvolti nel processo Trama del colpo di stato del 2022 attribuito al magistrato.
Il 19 novembre venne lanciato il PF operazione contro quattro militari e un agente della polizia federale sospettati di aver ideato un piano per uccidere l’allora presidente eletto, Lula (P.T), o vizio, Geraldo Alckmin (PSB) e il ministro.
Nel caso di Moraes, il rapporto di polizia inviato alla STF afferma che gli indagati, oltre ad menzionare l’avvelenamento, considerato “l’uso di un ordigno esplosivo”.
Il ministro è stato il protagonista della decisione che ha autorizzato l’operazione del PF che ha arrestato i sospettati di aver pianificato le morti. Li avevamo 44 citazioni su di te nel documento. Il rapporto finale dell’indagine cita il ministro 206 volte.
Noi auto, a PGR (Procura Generale) ha concordato con l’intesa di Barroso in una dichiarazione rilasciata l’11 marzo. Ha sostenuto che l’azione non ha una vittima individuale, da allora l’attacco sarebbe alle istituzionicome il Giudiziarioe il sistema elettorale, screditandolo.
“Nel ricorso ci si limita ad affermare che ‘l’onorevole Ministro relatore –ora autorità accusata– si considera e quindi si qualifica come vittima diretta della condotta indagata”, senza notare che la condotta indagata vede la collettività come una persona passiva soggetto, non una singola vittima”, ha concluso.