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I deputati suggeriscono un PEC alternativo per controllare la crescita della spesa pubblica


Con il ritardo del governo nel presentare all’Esecutivo il pacchetto di tagli alla spesa, i deputati Pedro Paulo (PSD-RJ), Kim Kataguiri (União-SP) e Julio Lopes (PP-RJ) hanno iniziato a raccogliere firme per presentare una proposta di emendamento alla Costituzione (PEC), un’alternativa che, secondo i loro calcoli, potrebbe far risparmiare 1,1 trilioni di R$ in 10 anni con la deindicizzazione delle prestazioni previdenziali e assistenziali.

Il provvedimento propone di deindicizzare le prestazioni previdenziali e assistenziali dal salario minimo e slegare le spese obbligatorie dalla riscossione delle entrate, creando un nuovo scenario di bilancio più flessibile e sostenibile.

Secondo la motivazione del PEC, le modifiche non mirano a “tagliare la spesa” direttamente, ma a “moderare il tasso di crescita della spesa pubblica”, dando priorità alla responsabilità sociale e fiscale.

Inoltre, secondo i deputati, il disaccoppiamento dei piani costituzionali per sanità, istruzione e Fundeb potrebbe far risparmiare 74 miliardi di real tra il 2026 e il 2028.

C’è anche una revisione del bonus salariale, che verrebbe pagato solo a coloro che guadagnano fino al salario minimo, che potrebbe generare un risparmio di 15 miliardi di R$ all’anno entro il 2031.

Il testo, però, necessita ancora di firme per essere presentato come PEC, appunto. Per iniziare l’elaborazione della proposta sono necessarie almeno 171 firme da parte di 513 deputati.

Secondo il deputato Kim Kataguiri, l’iniziativa è stata ideata da loro perché non consideravano “sufficiente per l’equilibrio fiscale” la proposta del governo discussa per cinque settimane.

Il Ministro delle Finanze, Fernando Haddad, ha preso l’iniziativa della proposta del governo di correggere la spesa pubblica e garantire una “sostenibilità a lungo termine” al quadro fiscale.

Nelle settimane precedenti, il capo della squadra economica ha incontrato i ministri e il presidente Luiz Inácio Lula da Silva (PT) per aggiustare i punti delle misure che saranno inviate sotto forma di PEC e di un disegno di legge complementare.

Secondo il CNNla stima è che la riorganizzazione dei conti dovrebbe generare un risparmio di 70 miliardi di R$ in due anni: 30 miliardi di R$ nel 2025 e 40 miliardi di R$ nel 2026.

Nella proposta c’è un aggiustamento nella politica di aumento del salario minimo, cambiamenti nelle pensioni militari, oltre ai cambiamenti nell’assicurazione contro la disoccupazione.

Per i deputati le misure devono andare oltre. Scopri cosa viene proposto:

Deindicizzazione delle prestazioni previdenziali e assistenziali

Uno dei punti principali della proposta è la deindicizzazione delle prestazioni previdenziali e assistenziali, come il Continuous Payment Benefit (BPC) e il bonus salariale, che attualmente sono adeguati al salario minimo. Il testo della PEC sostiene che il salario minimo ha la funzione di tutelare i lavoratori attivi e, quindi, non dovrebbe servire da riferimento per altre spese pubbliche.

“Il salario minimo mira a tutelare i lavoratori attivi e non deve essere un indice delle spese previdenziali o assistenziali”, evidenzia la motivazione.

Il documento evidenzia anche l’impatto fiscale di questa indicizzazione, soprattutto in un contesto di transizione demografica. I dati IBGE mostrano che la percentuale di anziani in Brasile è aumentata dall’8,7% della popolazione nel 2000 al 15,6% nel 2023, e la tendenza è che continui a crescere.

Si stima che entro il 2070 il 37,8% dei brasiliani avrà 65 anni o più. Questo scenario mette sotto pressione il sistema di previdenza e assistenza sociale, rendendo l’indicizzazione al salario minimo fiscalmente insostenibile.

Disaccoppiamento delle spese obbligatorie dalle entrate

Un altro asse centrale del PEC è il disaccoppiamento dei piani costituzionali della sanità, dell’istruzione e l’integrazione dell’Unione al Fundeb in relazione alla riscossione delle entrate. Attualmente, queste spese aumentano automaticamente all’aumentare delle entrate, il che, secondo i sostenitori, rende difficile la gestione fiscale e rende il bilancio prociclico e volatile.

Il disaccoppiamento consentirebbe al governo federale di definire le priorità in base al contesto economico e sociale di ciascun periodo.

“Il disaccoppiamento consente correzioni di rotta nella traiettoria della spesa pubblica nei cicli a medio termine, sulla base delle rinnovate priorità del governo e dell’essenziale dibattito parlamentare”, spiega la motivazione.

Programma di equilibrio fiscale strutturale

Il PEC propone inoltre la creazione di un programma di equilibrio fiscale strutturale, che verrebbe attuato tra il 2026 e il 2031. Durante questo periodo, le prestazioni previdenziali e assistenziali, così come altre spese e limiti costituzionali, verrebbero riadeguati sulla base del prezzo al consumo nazionale. Index Ample (IPCA) o un altro indice che lo sostituisca. Il riferimento iniziale sarebbe il valore autorizzato per il 2025.

Inoltre, la PEC prevede che, dopo il 2031, il Presidente della Repubblica potrà proporre, all’inizio del suo mandato, nuovi criteri di riadeguamento delle spese.

Tuttavia, questi criteri non potrebbero comportare aumenti inferiori alla variazione dell’IPCA o superiori alla crescita reale delle spese primarie dell’Esecutivo.

Controllo dei “superstipendi” e incentivi fiscali

Altro punto affrontato dalla PEC è la limitazione dei cosiddetti “superstipendi”. La proposta stabilisce che le indennità non possano superare il 30% dell’indennità mensile dei ministri della Corte Suprema Federale (STF), vietando il pagamento retroattivo delle rate.

Inoltre, il PEC prevede la riduzione graduale degli incentivi fiscali, con un taglio minimo del 10% entro il 2031. La motivazione evidenzia che questi benefici rappresentano attualmente più del 4% del Pil e che la riduzione sarebbe essenziale per riequilibrare i conti pubblici.

Armonizzazione dei poteri esecutivo e legislativo

La proposta suggerisce inoltre di limitare l’importo complessivo degli emendamenti parlamentari al bilancio, stabilendo una percentuale massima da definire in una legge complementare. Secondo la motivazione, questa misura incoraggerebbe il Congresso Nazionale a controllare la crescita delle spese obbligatorie, preservando spazio per investimenti e altre spese discrezionali.

“Con la nuova regola, il Congresso avrebbe maggiori incentivi per evitare di strangolare lo spazio discrezionale nel bilancio federale”, si legge nel testo.

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