Filipe Martins condannato per gesto suprematista bianco – 17/12/2024 – Power
Filipe Garcia Martins, ex consigliere di Jair Bolsonaro (PL), è stato condannato dal Tribunale Federale del Distretto Federale per razzismo. La sanzione è di 850 ore di prestazione del servizio, 22.000 R$ di multa e 30.000 R$ di danni morali collettivi.
La condanna riguarda l’episodio del 2021, quando Martins apparve durante la trasmissione di un’udienza remota al Senato facendo un gesto della mano simile ad un “OK” rovesciato, unendo le punte del pollice e dell’indice e allungando le altre.
Filippo Martins è stato arrestato a febbraionel mezzo delle indagini sul complotto del colpo di stato, ed è stato rilasciato solo ad agosto con decisione della Corte Federale Superiore (STF)che sostiene censura di un’intervista Foglio con l’ex consigliere.
Martins è uno dei incriminato dalla Polizia Federale nelle indagini sul tentativo di colpo di stato nel 2022.
Nella denuncia, il Ministero pubblico federale (MPF) ha sottolineato che il gesto è un simbolo del movimento suprematista bianco, noto come White Power (WP). Le tre dita tese erano la “W” e il pollice e l’indice uniti insieme, in estensione del pugno, la “P”.
Ricercato da Fogliola difesa di Filipe Martins ha definito la sentenza “un attacco frontale ai fondamenti più elementari del diritto penale e, purtroppo, anche alla logica elementare”.
Il giudice David Wilson de Abreu Pardo, del 12° Tribunale penale federale del Distretto Federale, ha sottolineato nella sentenza altre occasioni in cui il gesto è apparso.
Vengono citati il terrorista neozelandese Brenton Tarrant, accusato dell’omicidio di 51 musulmani, che ha compiuto il gesto più volte in tribunale, e il gruppo nordamericano Pround Boys, classificato dall’FBI come gruppo di estrema destra legato al nazionalismo bianco.
In diverse foto dell’invasione del Campidoglio, due mesi prima dell’episodio che vide coinvolto Martins Senatoi suprematisti appaiono facendo lo stesso gesto con le mani.
Nelle conclusioni la difesa ha ribadito che Martins ha mosso solo il lembo destro della giacca e ha precisato che si è trattato di un “gesto involontario, un tic dell’imputato davanti alle telecamere, come chi armeggia con i propri vestiti mentre usare il cellulare durante riunioni lunghe e, a volte, noioso.”
Martins ha inoltre affermato di non sapere di essere filmato, tesi ribaltata dal giudice nella sua sentenza. Da altre immagini, David Wilson de Abreu Pardo ha verificato che Filipe aveva davanti a sé degli schermi che mostravano ciò che veniva filmato.
“Oltre ad avere la sua immagine proiettata sul grande schermo davanti a lui, in linea retta, questa immagine, trasmessa dalla telecamera collegata al computer del Presidente del Senato, era la stessa trasmessa agli altri partecipanti remoti alla Sessione collegiale. Come è noto, nelle riunioni di lavoro a distanza, i partecipanti si vedono comunemente attraverso le immagini trasmesse tra loro dai propri dispositivi”, ha scritto Pardo.
Il gesto è avvenuto in un momento in cui solo Rodrigo Pacheco (PSD-MG), presidente del Senato, ha preso la parola, seguito da Martins. Era l’unica altra persona visibile nella trasmissione televisiva Senado. Mentre compie il gesto, Martins guarda il grande schermo che lo mostrava con il corpo “quasi pieno”, da quanto ha osservato il giudice.
“Dunque, una verità processuale molto rilevante, derivante dalle circostanze descritte e dalle riproduzioni visive, è che l’imputato guardava la propria immagine, mentre compiva i gesti considerati dall’accusa criminali. In nessun momento, in entrambe le occasioni, il l’imputato ordina di guardare i propri vestiti”, si legge nella decisione.
Il giudice sottolinea che, in entrambe le occasioni, i gesti erano sempre preceduti e seguiti da intense manipolazioni del suo cellulare, “come se stesse chattando tramite un’app di messaggistica con altre persone”.
In sua difesa, Martins ha affermato di non “avere origini ebraiche genealogicamente confermate”, di essere sposato con una donna di origine araba e di “mantenere stretti rapporti con amici neri, compreso uno dei suoi avvocati, senza essere mai stato bersaglio di alcuna accusa”. o critica per comportamento discriminatorio.”
Per la Giustizia, invece, vi era “la volontà specifica, chiara ed inequivocabile di porre in essere la condotta descritta nella tipologia delittuosa, in particolare quella di praticare e incitare alla discriminazione o al pregiudizio basato sulla razza, sul colore o sull’etnia”, evidenziando che quanto era ad essere giudicato è stato il gesto, non i rapporti personali di Filippo.
La difesa di Filipe Martins afferma che farà appello. “La decisione si basa su interpretazioni soggettive di un gesto involontario, che porta con sé molteplici significati ed è culturalmente privo di carattere offensivo in Brasile”, si legge in una nota degli avvocati Ricardo Scheiffer, Sebastião Coelho e Edson Marques.
“Tralasciando il dolo specifico, presupposto imprescindibile del reato di razzismo, e sostituendo l’analisi tecnica con congetture politiche, la sentenza rompe con la rigorosa tipicità e con la presunzione di innocenza”, prosegue la nota.