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È morto Tom Johnson, il compositore che ha dato il nome al minimalismo musicale | Cultura


Il cantautore Tom Johnson in un'immagine promozionale senza data.
Il cantautore Tom Johnson in un’immagine promozionale senza data.

Poche ore prima della fine del 2024, Tom Johnson è morto all’età di 83 anni nella sua casa di Parigi. È difficile ricordare un creatore della sua statura senza citare una serie di momenti ed eventi che sono già la storia del XX secolo: l’avanguardia newyorkese degli anni Settanta, il minimalismo musicale a cui diede il nome nella sua celebre articoli scritti regolarmente nel Voce del villaggiola pubblicazione che scosse il panorama americano negli anni post-Nixon. Non possiamo non citare la prima opera minimalista, L’opera a quattro noteche Johnson presentò nel 1972, tre anni prima del noto Einstein sulla spiaggiadel suo collega e amico Philip Glass. L’opera a quattro note Fu un successo che dura ancora, con centinaia di rappresentazioni e numerose versioni sorrette dal senso dell’umorismo che ha sempre accompagnato l’autore. Ma non possiamo dimenticare altre 12 opere e innumerevoli opere musicali per ogni tipo di pubblico.

Né possiamo dimenticare il suo immutato rapporto con John Cage. In un’occasione, Johnson mi disse a Parigi: “C’è qualcosa che differenzia me e te, conoscevo John Cage”.

Aggiungerei un’altra cosa: Tom Johnson era americano; con un’intensa fissazione per la Francia, dove ha vissuto dal 1983 fino alla fine; una vocazione internazionalista; ma con una sola patria, la curiosità. L’appartenenza a quel territorio immateriale spiega il suo costante gusto per il nuovo, qualsiasi cosa richieda la sua attenzione, un bambino che gioca, un campanello che suona, qualsiasi simmetria trovata per strada, insomma… La curiosità spiegava anche il suo senso dell’umorismo che applicava alla musica quasi costantemente. E la stessa curiosità lo portava a cercare e trattare tutti i tipi di persone, per sapere cosa pensavano, per sapere come lo esprimevano. E la cosa più sorprendente è che sapesse trasformarlo in musica. Oggi il mondo dopo la sua scomparsa è più povero, meno musicale e, soprattutto, meno divertente.

Tom Johnson è nato a Greely, Colorado, USA, il 18 novembre 1939. Da quel luogo, dove abbondava il bestiame e “non succedeva nulla”, partì per studiare musica all’Università di Yale tra il 1957 e il 1961. La chiave A cui deve molto quella decisione a un’insegnante di pianoforte, Rita Hutcherson, che gli diede le prime lezioni e convinse la sua famiglia che Yale è anche un luogo dove si può studiare musica. Dopo il dottorato si recò per la prima volta a New York e prestò servizio militare per un paio d’anni, poco prima della guerra del Vietnam. Nel 1965 torna a Yale per approfondire i suoi studi e ha un magnetico incontro con John Cage, quando il californiano viene invitato a tenere una conferenza alla School of Arts and Architecture. Nessuno sapeva chi fosse questo strano uomo, ma Tom Johnson è curioso, partecipa e ne rimane affascinato. Poco dopo si trasferì a New York per approfondire gli studi di composizione con Morton Feldman. E, poco a poco, inizia la sua biografia artistica. I minimalisti si riuniscono nelle zone della Grande Mela e diventano consapevoli del gruppo: Steve Reich, Philip Glass, La Monte Young, Phill Niblock, ecc. Tra tutti, Tom Johnson assume il ruolo di cronista ed elettrizza l’atmosfera dalle già citate pagine del Voce del villaggio.

Ma il decennio degli anni Settanta finisce e Johnson realizza qualcosa a cui chiunque abbia svolto entrambe le attività non è estraneo: “Alla fine dei miei anni a New York, ero conosciuto principalmente come critico e nessuno si preoccupava della mia musica”. (Bernardo Girard. Conversazioni con Tom Johnson. Casa della Musica).

Il cambio di scenario lo porta a Parigi nel 1983, dove trova un’altra atmosfera, diverse opzioni e, soprattutto, una donna altrettanto legata alla visione del mondo di John Cage e che presto diventerà sua moglie, l’artista Esther Ferrer. La Francia è anche una piattaforma per diffondere le sue idee e la sua musica attraverso altri paesi europei, Germania (Johnson parlava anche tedesco), Svizzera, Paesi Bassi, Polonia e persino Spagna.

Il resto è la storia di un compositore che già lavora nella tranquillità del suo studio e che non smette di produrre musica, oltre a testi, conferenze, programmi radiofonici, podcast e ogni altra produzione.

Nella sua produzione musicale spicca la sua fissazione quasi costante per la matematica, ma non necessariamente complessa. La sua musica racconta non solo storie, ma anche numeri, proporzioni, itinerari e morali che scandiscono i titoli di molte delle sue opere: Melodie razionali (1982), Organo e silenzio (1999), Musica automatica (1997), Musica con errori (1993-1999), Progressioni simultanee (1996), Simmetrie (1981-1990), 844 accordi (2005), Combinazioni (2003), la vita è così breve (1998), Trigonometria (1996), Le mucche di Narayama (1989), Storie per dormire in piedi (1985), Triangolo di Pascal modulo sette (1995)…

Tutto questo all’interno di un catalogo che supera ampiamente il centinaio e nel quale vale la pena evidenziare anche opere come Riemannoper (1988), Un’Opera italiana (1978-1991), ovvero l’imponente Oratorio Bonhoeffer (1988-1992), tratto da testi del celebre teologo tedesco che pagò con la vita la sua opposizione al regime nazista.

Tutto questo e la musica che può continuare a suonare per l’eternità non appena mettiamo le orecchie da qualche parte è ciò che è uscito negli ultimi minuti dell’anno 2024. Ma sicuramente Tom Johnson ci rimprovererebbe di nuovo per aver pensato in questo modo, la musica continuerà esserci se siamo curiosi.



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Luca

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Salve, mi chiamo Luca e sono l'autore di questo sito con utili consigli di cucina. Sono sempre stato affascinato dalla cucina e dagli esperimenti culinari. Grazie a molti anni di pratica e all'apprendimento di diverse tecniche culinarie, ho acquisito molta esperienza nel cucinare diversi piatti.