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È così che ho provato a lasciare X e ho fallito | Opinione



Nella serie televisiva Maschi alfa (una specie di Non c’è nessuno che vive qui per i millennial), uno dei personaggi è a instagramer. È rimasta incinta e, poiché vive raccontando la sua vita, si chiede cosa farà dopo. Ha un sanguinamento vaginale e, in un momento privato, confessa a sua sorella che per un secondo si è sentita sollevata al pensiero di aver perso il bambino (sì, molte future mamme terrorizzate provano questo tipo di sentimenti). “Non dirlo su Insta, eh!” gli dice la sorella, temendo che ciò rovini la sua nuova fase di vita. istamami. “Puoi dimenticarti per un attimo dei fottuti social media e parlare come se vivessimo nel mondo reale?” si lamenta l’altro.

La sorella non risponde, ma io già rispondo: no, è impossibile. Che senso ha vivere la vita senza pensare anche a raccontarla alla gente? Oppure può il mondo andare avanti senza che tu sappia che sei andato a correre la mattina, che a mezzogiorno hai fatto finta di leggere un libro e che la sera sei andato a cena in un posto assurdamente costoso, ma fantastico e alla moda? foto? E no, non fingete, miei carissimi lettori (qualche Pesci, sicuramente), perché non è necessario avere Instagram ed essere ragazzini per trasmettere ai quattro venti la propria vita. Che tutti vediamo quegli stati di WhatsApp che boomer Si nutrono senza riposo.

Senza dubbio, uno dei momenti più complicati dei tempi moderni è quando si decide di abbandonare un social network. Ultimamente va di moda partire Il suo esercito sono milioni di account, tra cui molti provenienti da istituzioni e media, senza i quali X non potrebbe esistere. Qui si è ampiamente dibattuto se sia meglio partire o restare, con argomentazioni di ogni tipo. In ogni caso, la persona che firma ha scelto di smettere di alimentare quel social network.

Ho firmato l’addio l’8 dicembre: “Finisco l’anno alla Bluesky. “Cercherò, come qualcuno che smette di fumare, di rendere questa rete completamente secondaria per me”, ho twittato infine? tempo. “Vedremo!”, aggiunsi riprendendomi la salute. Poche cose sono più imbarazzanti che fallire costantemente, e pubblicamente (non importa quanto piccolo sia il pubblico), in un obiettivo apparentemente semplice come smettere di twittare. Insegna spudoratamente che si ha una volontà che è più simile al burro che al ferro.

Le prime settimane di astinenza vanno relativamente bene. Anche con sollievo quando nasce qualche aspra polemica sulla quale non è più necessario esprimersi. I momenti di scimmia sono alleviati con sostituti, come Bluesky o LinkedIn, la rete del benessere. Ci sono anche momenti critici in cui ci si permette di dare lezioni agli altri: “Non so come fai a postare su X”.

Fino a quando non tornerà al lavoro. Basta una sparatoria a La Mina, quartiere di Sant Adrià de Besòs (Barcellona), per scatenare la follia: ok, se non posso twittare la notizia, perché ho detto che non l’avrei fatto, la metto su Bluesky. In assenza di interazione cerco un piano b: carico a storia a Instagram. Considero anche l’idea di togliere la serratura, anche se è piena di foto di una bambina di tre anni. E LinkedIn? E TikTok! Un breve video, 30 secondi…

Alla fine, l’astinenza su X si è trasformata in dipendenza da un sacco di altre reti. Alla fine, opto per il retweet su X come soluzione futura. E per consolarmi mi ripeto che il giornalista deve essere dove c’è la gente. È meglio che ammettere il fallimento totale.





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Luca

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Salve, mi chiamo Luca e sono l'autore di questo sito con utili consigli di cucina. Sono sempre stato affascinato dalla cucina e dagli esperimenti culinari. Grazie a molti anni di pratica e all'apprendimento di diverse tecniche culinarie, ho acquisito molta esperienza nel cucinare diversi piatti.