Dopo il colpo di stato, la “destra civilizzata” viene colpita nei salotti – 28/11/2024 – Marcos Augusto Gonçalves
Di cosa parla l’abbondante prova complotto del colpo di stato Di Jair Bolsonaro e i suoi tirapiedi rappresenteranno, infine, a destra? A parte i fanatici che continueranno a idolatrare il Mito caduto, la nave transatlantica del conservatorismo e del liberalismo economico sta già manovrando alla ricerca di una nuova rotta. Il sostegno delle figure del centrodestra alla candidatura Lula nel secondo giro è stato il segno che la cavalcata sul cavallo oscuro si stava rivelando sbagliata.
Lula porta il pacchetto PT nella sua posizione di centrosinistra, con le sue visioni stataliste economiaavverso al mercato e alla libera impresa. Ovviamente non è il candidato ideale del centrodestra, anche se appetibile in determinate circostanze.
A livello federale, la destra era al potere da sei anni prima del rovesciamento di Bolsonaro. Temerche faceva parte della disordinata alleanza con Dilma Rousseffha sostenuto la cospirazione che ha spodestato il presidente dal potere e ha cercato di costruire, con articolazioni di destra, la sua pinguela (come ha detto FHC) per il futuro – ma un futuro dal passato oscuro, che ancora getta le sue ombre sulla politica nazionale.
Nonostante siano diffuse le diagnosi secondo cui la società brasiliana è conservatrice e prevalentemente di destra, il fatto è che questa egemonia non si è tradotta nel rafforzamento di progetti politici di successo in vista della Presidenza. A livello federale sì Congresso Nazionale che è riuscito maggiormente a esprimere questa gamma dello spettro ideologico, ma in modo spesso opportunistico, dispendioso e irresponsabile.
Fernando Henrique Cardoso e il PSDB hanno rappresentato momenti virtuosi per il centrodestra, ma da allora, più nulla. La cavalcata dell’estremismo bolsonarista si è ripetuta in un’altra fase storica a alleanza tardiva dei tempi della dittatura. Non è un caso che il ministro dell’Economia, Paulo Guedes, che sarebbe stato una sorta di garante di questa adesione alla nostalgia del 1964, nascondesse a malapena la sua ammirazione per il Cile di Pinochet – che accompagnava la sua perversa visione anti-poveri.
Adesso la moda nei saloni, oltre al caffè, all’olio d’oliva e alle auto elettriche, è la “destra civilizzata”. Meno male. Resta da vedere cosa ne verrà fuori. Per ora, il governatore di San Paolo, Tarcisio de Freitasancora in fase di rimodellamento della sua argilla bolsonarista, si distingue come il nome più in voga. Lula, però, è viva e potrebbe anche respirare di nuovo a seconda del braccio di ferro per l’aggiustamento fiscale in corso. Anche se il clima migliora, Lula tende a non essere il consacrato dal grande settore privato. L’anti-PTismo è molto forte e una quarta amministrazione, con un candidato che ha già raggiunto gli 80 anni, non è vista come l’opzione migliore.
Tarcísio, infatti, ha condizioni favorevoli per una candidatura, ma, come già considerato, dipenderà da altri fattori, soprattutto da come si presenterà in futuro la continuità dell’attuale governo. 2026sia con la proposta di rielezione sia con altro nome.
C’è ancora una dose di imponderabile da considerare. L’emergere di un candidato fulmineo nel cielo azzurro, come Pablo Marçal nelle elezioni di San Paolo non si può escludere.
È vero che l’asse politico, come ha scritto Christian Lynch in questo Fogliosi sposta al centrodestra in un contesto di coalizione debole presidenzialismo. Non è tuttavia una condizione sufficiente per garantire una vittoria presidenziale.
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