Il ministro Flavio DinoFare STF (Corte Suprema Federale), lunedì (9) ha respinto un ricorso dell’AGU (Procura Generale) del governo del Presidente Lula (PT) che chiedeva di modificare la decisione della Corte sugli emendamenti parlamentari.
Nella decisione, Dino afferma che “non c’è motivo di riconsiderare” la decisione della plenaria della Corte Suprema perché le nuove norme previste “derivano direttamente” dalla Costituzione e dalla legge sulla responsabilità fiscale.
La settimana scorsa la STF ha autorizzato la ripresa dei pagamenti per gli emendamenti parlamentari bloccati da agosto. I ministri, tuttavia, hanno definito una serie di nuove regole e restrizioni per l’assegnazione del denaro, che hanno mantenuto la tensione tra la Corte Suprema e il Congresso.
Il governo Lula lavora da martedì (3) per cercare soluzioni all’impasse tra le potenze ed evitare così ritorsioni da parte del Congresso all’agenda economica adottata dal ministro delle Finanze, Fernando Haddad.
L’AGU ha messo in discussione alcuni punti concreti della decisione della STF. Ha chiesto modifiche, ad esempio, nella sezione che prevedeva l’approvazione di ciascun ministero prima dell’attuazione degli emendamenti Pix
Il governo ha anche difeso davanti alla Corte Suprema che il Congresso non identificasse il nome di ciascun parlamentare che avesse richiesto il rilascio di emendamenti collettivi, come quelli dei banchi e delle commissioni.
Dino dice che non ha senso nascondere i nomi dei parlamentari che hanno avanzato le richieste di stanziamento delle risorse. Ha paragonato il caso ai progetti di legge: individuati i parlamentari autori delle proposte, nonostante il disegno di legge sia stato approvato solo collegialmente nelle sedute plenarie delle Camere.
“Perché nel caso della Legge di Bilancio dovrebbe essere diverso? Non esiste alcun fondamento costituzionale, giuridico o logico perché, proprio quando si tratta di impiego di denaro pubblico, vi sia un’insolita procedura di occultamento”, dice Dino in la decisione.
L’AGU ha inoltre chiesto che venga riconsiderata la sezione che definisce un tetto massimo per gli emendamenti. Secondo la regola stabilita dalla STF, la crescita annua delle modifiche deve essere equivalente all’indice più basso tra l’aumento delle spese discrezionali, la variazione delle entrate correnti nette o il tetto del quadro fiscale.
A questo punto Dino dice che i limiti alla crescita degli emendamenti sono il risultato di un accordo tra esecutivo, legislativo e giudiziario.
“Il tetto alla crescita futura degli emendamenti parlamentari è stato espressamente dichiarato nell’incontro tra le Potenze, del 20/08/2024, e correttamente sancito dalla LC [Lei Complementar] NO. 210/2024, stabilendo l’equivalenza giuridica tra le spese discrezionali derivanti dalle proposte del potere esecutivo e gli emendamenti parlamentari.”