Il ministro Flávio Dino ha ammesso l’esame, presso la Corte Suprema Federale (STF), di un ricorso straordinario volto a punire i soldati della dittatura militare che hanno commesso il reato di sparizione forzata – quando dopo l’omicidio viene nascosto il corpo del defunto. L’appello è stato presentato dal Pubblico Ministero Federale (MPF) per punire i tenenti colonnelli dell’esercito Lício Augusto Ribeiro Maciel e Sebastião Curió Rodrigues de Moura, a causa della scomparsa di militanti dalla lotta armata durante la guerriglia di Araguaia, tra il 1974 e il 1976.
Per essere trattato dalla STF, il ricorso necessita ancora del voto favorevole di altri tre ministri della STF. Non c’è ancora una data per la decisione della Corte sul ricorso. Se verrà accettata, la decisione che prenderà avrà ripercussioni generali, cioè si applicherà a tutti i casi simili.
Una denuncia contro i due, presentata nel 2015, è stata respinta dal Tribunale regionale federale della 1a regione (TRF1) sulla base della legge di amnistia del 1979, che graziava i crimini politici commessi durante il periodo militare, sia da agenti pubblici di repressione, sia da così come gli attivisti politici che hanno combattuto il regime. Ammettendo l’esame del ricorso contro questa decisione presso la STF, Dino apre la strada all’elusione della legge sull’amnistia in relazione al reato di sparizione forzata. Per il ministro si tratta di un reato permanente, che dura nel tempo e, quindi, va oltre il periodo coperto dall’indulto concesso nel 1979.
“Il reato di occultamento di cadavere non si configura solo quando la condotta è posta in essere nel mondo fisico. Mantenere l’omissione del luogo in cui si trova la salma, oltre a impedire ai familiari di esercitare il loro diritto al lutto, costituisce la commissione di un reato, nonché una situazione di flagrante reato”, ha scritto il ministro nella decisione. “La legge sull’amnistia è valida per gli eventi passati, ma non copre i crimini commessi dopo la sua applicazione”, si legge in un altro brano.
Per essere trattato dalla STF, il ricorso necessita ancora del voto favorevole di altri tre ministri della STF. Non c’è ancora una data per la decisione della Corte sul ricorso. Se verrà accettata, la decisione che prenderà avrà ripercussioni generali, cioè si applicherà a tutti i casi simili.
La decisione è stata emessa un giorno dopo l’arresto del generale Braga Netto, il primo di questo grado ad essere arrestato dopo la Costituzione del 1988 – fu incriminato per un tentato colpo di stato nel 2022, per mantenere al potere l’ex presidente Luiz Inácio. Lula da Silva.
Con questa decisione Dino intende ribaltare una decisione presa dalla stessa STF nel 2010, quando la maggioranza dei ministri dichiarò la costituzionalità della legge di amnistia. All’epoca la Corte ritenne che l’indulto fosse valido anche per il reato di sparizione forzata.
“Il reato di occultamento di cadavere, anche se permanente, era escluso dall’ambito penale, in quanto l’amnistia operava sul fatto e non solo sulla condotta del periodo di tempo coperto dall’amnistia”, recita la sentenza del 2010.
Per Dino questa parte della decisione va rivista. Ha citato diversi trattati internazionali e recenti decisioni dei tribunali per i diritti umani che condannano il crimine di sparizione forzata, alcuni dei quali criticano il Brasile per non aver fornito risarcimenti alle famiglie delle persone scomparse durante la dittatura. Il ministro ha citato, ad esempio, il caso dell’ex deputato Rubens Paiva, ritratto nel film recentemente uscito “I’m Still Here”.
“La storia della scomparsa di Rubens Paiva, il cui corpo non è mai stato ritrovato e sepolto, evidenzia il dolore indescrivibile di migliaia di padri, madri, fratelli, figli, nipoti, ai quali non sono mai stati rispettati i diritti nei confronti dei loro familiari scomparsi. Non sono mai riusciti a vigilarli e a seppellirli, nonostante le ricerche ostinate come quella di Zuzu Angel alla ricerca di suo figlio”, scrive Flávio Dino nella decisione.