Difendere la squadra è impossibile – 16/11/2024 – Juca Kfouri
Tutto è iniziato molto bene, o quasi, contro il Venezuela. L’attacco della squadra ha funzionato alla grande, le occasioni da gol si sono presentate ancora e ancora e la difesa è stata spaventosa, fornendo palloni facili a La Vinotinto per far funzionare Ederson.
Raphinha spreca un’occasione fornita da Vinicius Junior e una volta da Bruno Guimarães. Vinicius Júnior colpisce il palo con un bellissimo passaggio di Savinho e Gerson colpisce un tiro che viene ben neutralizzato dal portiere Romo.
L’1-0 era questione di tempo e così è stato.
Rafhinha ha calciato perfettamente un calcio di punizione, ha segnato un gol con il palo e ha portato la squadra in vantaggio.
La difesa continua a cedere e, grazie a Ederson, infatti, anche nel primo tempo Rondón non riesce a segnare l’1-1.
Ebbene, non è necessario ricordare che Segovia ha pareggiato nel giro di 40 secondi all’inizio del secondo tempo, con un altro clamoroso errore difensivo, che ha lasciato liberi lui e Savarino, e che Vini ha rovinato la sua buona prestazione subendo un rigore e perdendolo, oltre a giocando il rimbalzo quando ha colpito la prima volta quando avrebbe potuto uccidere la palla e portare il risultato sul 2-1.
Non lo ha fatto, non lo ha fatto nessuno – e quello che sembrava un gioco di redenzione si è concluso con una nuova delusione.
Frustrazione che solleva mille domande.
Perché Ederson gioca così bene con i piedi al Manchester City e così male in Nazionale?
Perché Bruno Guimarães è un ottimo guardiano al Newcastle e per niente in Nazionale?
Perché Gerson prende così tanto palla al Flamengo e molto meno in Nazionale? È troppo chiedere di avere un secondo Gerson che possa scrivere la storia in Nazionale?
Il primo, con l’accento, Gérson de Oliveira Nunes, è entrato nel pantheon dei migliori di tutti i tempi, anche se al Flamengo non ha raggiunto le glorie attuali. Perché un giorno, ancora all’inizio della sua carriera, il famigerato allenatore Flávio Costa, quello del Maracanazo nel 1950, gli disse di marcare Mané Garrincha nella decisione del Campionato Carioca del 1962. Garrincha segnò due gol, che non furono nemmeno la sua specialità.
Gérson è diventato più un idolo al Botafogo, al San Paolo e al Fluminense, la squadra che gli stava a cuore.
E perché Vinicius Junior, Raphinha e Savinho non hanno niente a che vedere con quelli che sono rispettivamente al Real Madrid, Barcellona e Manchester City?
O perché Luiz Henrique non è titolare?
Difficile dire cosa dia più fastidio: sentire Fernando Diniz aggressivo nelle interviste per giustificare l’ingiustificabile, o Dorival Júnior burocratico con la stessa intenzione.
Ora l’Uruguay arriverà, martedì (19), a Fonte Nova, a Salvador, Bahia de Todos os Santos.
Non mi servirebbero nemmeno tutti. Ne basterebbe uno per dare la scossa che la squadra deve prendere dopo Tite.
Una scossa, una scintilla, una miccia, qualsiasi cosa pur di elettrizzare questa squadra calda, insapore, inodore e incolore. Perché così com’è non si arriva da nessuna parte, al massimo ai quarti di finale del Mondiale 2026 contro qualsiasi squadra europea.
Anche i Pachecos della stampa non hanno argomenti, così come quelli che non confondono la selezione con la CBF.
Coloro che lo confondono, e aggiungono anche la loro giusta antipatia per ciò in cui i bolsonaristi lo hanno trasformato, lo adorano.
Oh lui!
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