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Da gennaio Milano vieta il fumo in strada | Società



A Milano non sarà possibile fumare all’aperto negli spazi pubblici, comprese strade e strade, a partire dal prossimo 1 gennaio. Unica eccezione saranno le aree isolate dove le persone potranno mantenere una distanza di almeno 10 metri le une dalle altre. Chiunque accende una sigaretta circondato da persone mentre cammina sul marciapiede, attraversa le strisce pedonali, seduto su una panchina in una piazza o sulla terrazza di un bar rischia una multa da 40 a 240 euro.

Il capoluogo della Lombardia, motore economico del Paese transalpino, diventa così una delle prime grandi città europee ad essere, almeno sulla carta, libere dal fumo di tabacco. La sua regolamentazione, che per ora non riguarda le sigarette elettroniche, è una delle più severe per combattere il fumo, uno dei principali problemi di salute pubblica.

Il Consiglio Comunale ha motivato il divieto con l’esigenza di tutelare la salute dei cittadini, limitare il fumo passivo dei bambini e ridurre le polveri sottili inquinanti, che possono depositarsi anche nei bronchi.

Nella città del nord Italia il divieto di fumo è già in vigore dal 2021 in gran parte degli spazi pubblici, come fermate dei trasporti, parchi, aree giochi per bambini, aree verdi, cimiteri o impianti sportivi. La normativa antifumo è stata approvata nel 2020 e prevede un graduale aumento delle restrizioni, fino ad arrivare al 2025, quando verrà applicato il divieto totale. Tuttavia, nella pratica, la legge viene a malapena applicata e non esistono controlli importanti per garantirne l’applicazione.

Finora l’intento del Consiglio Comunale è stato più dissuasivo e sensibilizzativo che punitivo. Nei primi tre anni di applicazione delle restrizioni antifumo, il comune ha emesso un totale di sole quindici multe nei parchi e nelle fermate degli autobus. L’assessore all’Ambiente e Zone verdi, Elena Grandi – che, come il sindaco Giuseppe Sala, appartiene a una coalizione di partiti di sinistra e ambientalisti – ha riconosciuto che la volontà di estendere a tutta la città i divieti già in vigore in alcune zone “Si tratta soprattutto di un’azione di sensibilizzazione che mira a scoraggiare stili di vita che sappiamo essere dannosi per la salute di tutte le persone, non solo dei fumatori”.

Il politico ha anche ricordato che, secondo studi dell’amministrazione regionale, il consumo di sigarette è responsabile del 7% delle emissioni nell’ambiente di polveri sottili, che sono in grado di entrare nei polmoni e raggiungere anche il sangue provocando malattie cardiovascolari e respiratorie. “Stiamo parlando di una misura che vuole essere un’azione concreta da cui tutti possano trarre beneficio, sia in termini di salute personale che di benessere generale. I comportamenti dei singoli possono fare la differenza e contribuire a migliorare la qualità dell’aria della nostra città”, ha affermato Grandi in una nota.

Ha anche spiegato che come fumatrice inizierà a cambiare le sue abitudini e ha ammesso le difficoltà per liberare la città dal fumo di tabacco. “Sono consapevole che l’applicazione di questa misura non sarà facile né immediata, ma sono anche convinto che sarà uno strumento per avviare un vero cambiamento culturale. Per questo contiamo sulla collaborazione di tutti. Ci auguriamo che tutta la comunità scientifica, approvando questo provvedimento, possa contribuire e aiutarci nel nostro lavoro di sensibilizzazione sui danni del fumo”, ha osservato.

L’opposizione ha criticato il lassismo dell’amministrazione locale nell’applicazione della norma. “Una vera lotta senza quartiere contro una delle principali cause di cancro ai polmoni!”, ha ironizzato in alcune dichiarazioni ai media il consigliere della formazione conservatrice di Forza Italia, Alessandro De Chirico, commentando le cifre delle sanzioni applicate per inadempienze. con la normativa antifumo. E, ha sottolineato: “Stabilire standard senza poi effettuare controlli è inutile. E’ un peccato perché è una questione molto importante”.

L’assessore Europa Verde è stato autocritico e ha accettato gli errori dell’iniziativa: “Il divieto di fumo è molto positivo, ma che peccato che non sia stata fatta nemmeno una minima campagna di informazione, avevamo quattro anni davanti a noi. ” Monguzzi ha apertamente riconosciuto il fallimento della prima parte del divieto, in vigore da tre anni. “È stato un fallimento, lo si vede dalle poche multe. “Pensavo che, visti gli errori del passato e l’importanza dell’iniziativa, adesso le cose si sarebbero fatte seriamente”.

Il Piano Aria-Clima

Le severe norme antifumo di Milano rientrano nel Piano Aria Clima dell’amministrazione locale, una sorta di roadmap lanciata nel 2019 per arrivare a zero emissioni entro il 2050, e che punta a ridurle del 45% nel 2030. La recinzione del tabacco è un tratto all’interno di un strategia più articolata che comprende interventi sulla viabilità, sul riscaldamento, sulla trasformazione del trasporto pubblico in elettrico, sull’installazione di colonnine di ricarica per veicoli elettrici, sull’efficienza energetica dei edifici pubblici o l’isolamento termico delle imprese, tra gli altri.

Milano è stata la prima città italiana a imporre un forte freno alle sigarette all’aperto, ma non è l’unica nel paese con tali divieti. Torino, sempre al Nord, ha adottato nel maggio di quest’anno la “distanza di cortesia per i fumatori”, che non possono fumare tabacco o sigarette elettroniche in presenza di bambini o donne incinte o in qualsiasi luogo all’aperto a distanza inferiore di cinque metri persone senza il loro esplicito consenso.

Il Nord Italia, e in particolare la Pianura Padana, ha un grave problema di inquinamento ambientale. Numerosi studi certificano che le province italiane di Milano, Cremona e Monza hanno l’aria più inquinata d’Europa.



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