Ogni finestra di mercato nazionale del calcio attira l’attenzione per gli alti valori coinvolti. Ma negli ultimi anni c’è stato un cambiamento importante: il dollaro non è più la valuta preferita per le transazioni, e il ruolo principale spetta ora all’euro.
La giustificazione del cambiamento coinvolge, oltre all’apprezzamento della moneta europea, anche questioni pratiche e strategie economiche. Secondo David Brito, country manager della Ebury Bank in Brasile, anche la predominanza dell’euro in importanti mercati d’acquisto incide sullo scenario.
“Per un club europeo è preferibile evitare l’esposizione al tasso di cambio e fissare il prezzo di acquisto e vendita nella valuta locale. A meno che questi club (provenienti da paesi come Spagna, Francia, Germania, Italia, Portogallo, Medio Oriente e Cina) non abbiano un’esposizione significativa al dollaro, l’euro finisce per essere loro indifferente. L’euro è diventato un parametro ampiamente accettato per stabilire il valore dei giocatori”, afferma il dirigente.
La cosa curiosa è che anche i club inglesi, che operano con la sterlina, utilizzano l’euro nei trasferimenti. Ciò avviene a causa delle frequenti trattative con i partner europei, la cui valuta di riferimento è l’euro.
“Le clausole risolutive dei principali player in Europa sono, per la maggior parte, espresse in euro. Ciò rafforza il ruolo della valuta nel pricing dei giocatori”, sottolinea Brito, che avverte che lo scenario potrebbe cambiare a seconda della correlazione di valore tra euro e dollaro.
“Se questo rapporto si invertisse, ciò potrebbe cambiare il panorama attuale, dato che il mercato del calcio è molto dinamico”, prevede, sottolineando che l’adozione dell’euro riflette la ricerca da parte dei club brasiliani di prevedibilità e apprezzamento nelle trattative.