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Carlota Gurt: La confraternita dei galli selvatici | tendenze



Anche i giornalisti sono vittime di molestie e abusi sessisti. Non sorprende, ma è altrettanto spiacevole constatare ancora una volta che nessun settore viene risparmiato, così come non esiste classe economica o sociale che costituisca un’eccezione o una situazione di vita che le sfugga, perché gli attacchi sessisti permeano tutti gli ambiti della vita, sono ovunque: negli ambienti professionali e intimi, con i conoscenti e con gli sconosciuti, mentre fai la spesa al supermercato o quando viene un tecnico a casa tua, quando sei seduto al cinema e quando esci bere qualcosa mentre si viaggia in metropolitana e all’interno dello studio del medico.

I casi di cui si è parlato in questi giorni mettono in luce due cose terrificanti e disgustose. In primo luogo, che le vittime quasi sempre preferiscono non fare nomi perché continuano a pensare che non servirebbe a nulla e che, oltre a ciò, l’aggressore potrebbe a sua volta estendere i suoi tentacoli tra i membri della confraternita in solidarietà con la natura selvaggia. galli per rendere la loro vita (professionale) impossibile, vale a dire che questi uomini continuano a godere dell’impunità e non vediamo alcun modo per risolvere questo problema. In secondo luogo, il fatto che in questi casi gli autori e le vittime degli attentati siano persone con una certa vita pubblica e accesso ai media significa che vediamo solo la punta dell’iceberg. È pura statistica. Ci sono molte più persone senza rilevanza pubblica, e questo significa che è più difficile per noi venire a conoscenza della maggior parte degli abusi perpetrati da uomini anonimi contro donne anonime. Almeno le giornaliste hanno più accesso alla possibilità di denunciare pubblicamente di aver subito abusi (e sia chiaro che, quando dico averlo più a portata di mano, non intendo affatto che sia facile o comodo o piacevole per loro). Per questo penso a tutti i medici, receptionist, impiegati, ingegneri, cameriere, tassisti, designer, linguisti, professori, assistenti, filosofi, insegnanti, parrucchieri, a tutte le donne sconosciute che ogni giorno subiscono abusi fisici o verbali e non hanno altoparlante per farti sentire. Quando facevo la cameriera anch’io dovevo sopportare il cliente schifoso che insisteva per pagarmi una notte di sesso o quell’altro cliente baffuto, un medico del COES, che si offriva di portarmi alla stazione perché potevo andare a vedere mio padre che aveva appena avuto un infarto e ne approfittò per mettermi la mano nell’inguine e tra i seni. Non ho dimenticato il disgusto né lo stupore.

Vogliamo credere che alcuni uomini stiano cominciando a capire la gravità della situazione e che ci aiuteranno, ma allo stesso tempo ci svegliamo OGNI GIORNO con nuove notizie deprimenti – quello che pensavamo fosse un alleato viene improvvisamente anche accusato – oppure leggiamo di nuovi casi mostruosi (Pélicot, Weinstein, Le Schournec, e ora anche Neil Gaiman). È tempo che gli uomini smettano di essere complici silenziosi e agiscano contro i loro coetanei, i loro amici, i loro parenti, quando assistono ad atteggiamenti abusivi. Aiutaci una volta per tutte.



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