L’Aula della Camera dei Deputati ha concluso la votazione del disegno di legge complementare, PLP 175/24, che disciplina gli emendamenti parlamentari. La maggior parte delle modifiche, approvate dal Senato, sono state respinte dai deputati federali. Il testo finale passa ora al presidente Luiz Inácio Lula da Silva (PT) per l’approvazione.
La proposta era in discussione con urgenza dopo che il Ministro Flávio Dino, Corte Suprema Federale (STF), ha bloccato il trasferimento degli emendamenti parlamentari a causa della mancanza di trasparenza nell’assegnazione delle risorse. Ha determinato una serie di misure che dovranno essere seguite dai deputati, con l’obiettivo di migliorare il monitoraggio delle risorse pubbliche.
L’approvazione del progetto non mette ancora fine all’impasse degli emendamenti, considerato che alcuni punti della proposta non rispettano le regole determinate dalla STF.
Il relatore, il deputato Elmar Nascimento (União-BA), ha respinto le modifiche significative proposte dal Senato, come l’aumento del numero di emendamenti del collegio statale da 8 a 10. Secondo il relatore, questo cambiamento potrebbe essere visto come un’estrapolazione dei termini negoziato tra le Potenze.
Tra i punti approvati c’è l’esclusione del limite del quadro fiscale per gli emendamenti di modifica di interesse nazionale, purché specificati nel Progetto di Legge di Bilancio (OLP). Questa misura mira a garantire flessibilità per soddisfare le esigenze strategiche senza compromettere il tetto fiscale.
Attualmente, il 3% delle entrate correnti nette dell’Unione dell’anno precedente è destinato agli emendamenti parlamentari: il 2% per i singoli emendamenti e l’1% per gli emendamenti generali. Tuttavia, questi valori sono cresciuti al di sopra di quelli previsti dal nuovo regime fiscale. Per il 2025, il testo approvato stabilisce che gli emendamenti parlamentari per le spese primarie seguano il criterio delle entrate nette, con emendamenti della commissione fissati a 11,5 miliardi di R$.
Trasferimento garantito del 50% degli emendamenti sanitari
Un altro punto ribaltato dai deputati è stato il divieto dell’obbligo di trasferire il 50% degli emendamenti all’area Sanità. Il provvedimento era stato inserito dai senatori, con l’obiettivo di dare priorità ad altri ambiti.
Per il relatore Elmar Nascimento, togliere l’obbligo di inviare almeno il 50% degli emendamenti in commissione per le azioni Sanità andrebbe “nella direzione opposta all’innegabile merito e alla crescente domanda di risorse per il miglioramento e l’espansione” dell’area.
È stato mantenuto il divieto del governo di bloccare gli emendamenti parlamentari, sulla base di un accordo con il Palácio do Planalto affinché la questione venga trattata in una proposta separata. Secondo funzionari governativi, l’idea è quella di stabilire un blocco del 15% proporzionale al blocco delle spese discrezionali dell’Esecutivo.
Regole per i prossimi anni
Dal 2026 in poi, i limiti delle modifiche seguiranno la regola del regime fiscale, che prevede la correzione mediante l’indice generale dei prezzi al consumo nazionale (IPCA) e una crescita reale equivalente al 70% o al 50% della crescita delle entrate primarie dei due anni precedenti, a seconda del raggiungimento degli obiettivi fiscali.
Nel caso di modifiche non vincolanti, come le modifiche della Commissione, il valore globale sarà adeguato annualmente sulla base dell’IPCA per i 12 mesi che terminano a giugno dell’anno precedente al bilancio in questione.