In una dichiarazione alla rivista Variety, Bryan Freedman, l’avvocato del regista, ha definito il processo “vergognoso” e ha affermato che le accuse sono “categoricamente false”.
L’attrice Blake Lively sta elaborando Giustino Baldoniil suo regista e co-protagonista nel film Ecco come finisceper un presunto molestie sessuali e “sforzo coordinato per distruggere la sua reputazione”. L’informazione è stata diffusa dal sito TMZ, che ha avuto accesso al processo. Parlando alla rivista Variety, l’avvocato del regista ha negato le accuse. Fin dalla sua uscita lo scorso agosto, il film ispirato al best-seller della scrittrice Colleen Hoover ha suscitato polemiche, comprese le voci di un conflitto interno dietro le quinte del film e tra i suoi protagonisti.
Come riportato da TMZ, la situazione sarebbe diventata così grave durante le riprese del film che si è tenuto un incontro per discutere le accuse sull’ambiente di lavoro ostile. In questo incontro, secondo l’accusa, Lively avrebbe chiesto a Baldoni di smettere di mostrare i suoi video o immagini di donne nude, di non menzionare più una “dipendenza dalla pornografia” che aveva sperimentato e di non discutere più di precedenti esperienze sessuali.
L’attrice ha anche chiesto al collega di non menzionare più i genitali del cast e della troupe e di non fare più domande sul suo corpo e sul suo peso. All’incontro, al quale era presente il marito di Lively, Ryan Reynolds, lei ha anche chiesto a Baldoni di non aggiungere più “scene di sesso davanti alla telecamera, sesso orale o climax” oltre a quanto era già nella sceneggiatura inizialmente approvata. Le richieste dell’attrice sarebbero state accolte dal produttore del film, la Sony Pictures, ma la causa continua ad accusare Baldoni di “manipolazione sociale”. Lei sostiene che il regista abbia lanciato una campagna per rovinare la sua reputazione.
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L’attrice e il regista non sono stati visti insieme in nessun momento durante la promozione del film, il che ha contribuito a voci di conflitti nella produzione. In una dichiarazione alla rivista Variety, Bryan Freedman, avvocato di Baldoni e della sua società di produzione Wayfarer Studios, ha definito la causa “vergognosa” e ha affermato che le accuse sono “categoricamente false”. Freedman sostiene che la causa è un tentativo di riparare la “reputazione negativa” di Lively, che secondo lui “è stata guadagnata dai suoi commenti e dalle sue azioni durante la campagna per il film”.
“I Wayfarer Studios hanno deciso di assumere in modo proattivo un responsabile della gestione delle crisi prima della campagna di marketing del film (..) a causa delle molteplici richieste e minacce avanzate dalla signora Lively durante la produzione, che includevano la minaccia di non presentarsi sul set delle riprese e il minaccia di non promuovere il film”, si legge nella nota. Accusa inoltre Lively e Reynolds di aver assunto un rappresentante “per diffondere storie negative, completamente inventate e false nei media, anche prima che iniziasse qualsiasi commercializzazione per il film”.
Pubblicato da Luisa Cardoso
*Con informazioni fornite da Estadão Conteúdo