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Beto Richa vuole includere la “violenza spirituale” nella Legge Maria da Penha



Il deputato federale Beto Richa (PSDB-PR) ha presentato, giovedì scorso (28), un progetto per aggiornare la legge Maria da Penha con una nuova classificazione penale: “violenza spirituale”. Per il deputato, costringere una donna a seguire o ad abbandonare una religione o una pratica religiosa dovrebbe essere considerato un reato, punibile a norma di legge. Il testo è stato presentato al Consiglio di amministrazione della Camera dei Deputati e non è previsto alcun termine per l’esame delle commissioni della Camera.

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La proposta modifica uno degli articoli della Legge Maria da Penha, aggiornando le definizioni di violenza psicologica. Secondo il progetto, per reato si intenderebbe “qualsiasi condotta che causi danno emotivo e riduzione dell’autostima (…) o che miri a degradare o controllare le proprie azioni, comportamenti, convinzioni e decisioni, comprese quelle religiose, attraverso la minaccia , imbarazzo, umiliazione”, tra gli altri.

La legge Maria da Penha tratta le credenze in modo generico, dice il deputato

Nel giustificare il progetto, Beto Richa riconosce l’importanza della Legge Maria da Penha come “una pietra miliare legislativa, un riferimento globale nella lotta alla violenza contro le donne”. L’inclusione della “violenza spirituale” tra i reati si spiega, dice la deputata, perché il testo attuale tratta “le convinzioni delle donne in modo generico”.

“La psiche umana comprende anche lo spirito, compresa la sua centralità in questa esistenza terrena o nelle vite future, come raccomandano gli insegnamenti delle varie religioni. Poiché la religione è qualcosa che permea il comportamento intimo della persona umana, la Legge Maria da Penha deve includere esplicitamente la menzione della religione come convinzione che deve essere rispettata, senza lasciare spazio a dubbi e interpretazioni divergenti”, ha spiegato Richa.

La mancanza di rispetto per le religioni pone gravi danni alla salute emotiva, sottolinea il progetto

La denuncia, secondo il deputato, potrebbe essere convalidata con la deposizione di “un semplice testimone”. Per Richa è necessario mostrare agli aggressori che la mancanza di rispetto per le credenze religiose, nelle sue diverse dimensioni, presenta gravi danni alla salute emotiva delle donne.

“Non possiamo accettare pratiche come questa. Poiché molte persone non sono consapevoli di questo tipo di comportamenti irrispettosi, dobbiamo rendere molto chiaro alla popolazione che abbiamo a che fare con una forma di violenza contro le donne. Pertanto, la menzione del credo religioso nel testo della Legge Maria da Penha può aiutare le donne ad intraprendere un’azione legale contro l’autore del reato”, ha aggiunto.



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