Australian Open 2025: Carlos Alcaraz: “Un colpo? Prenderò il rovescio di Agassi” | Tennis | Sport
È metà mattinata a Melbourne e Carlos Alcaraz parla modo zenIn maniera lenta, il murciano si rilassò sorprendentemente, come se avesse preso un tiglio – tutto serve per contrastare il cambiamento del tempo – e ciò che lo circondava era in perfetto equilibrio di fronte a questo assalto che si avvicina e sta già prendendo forma nel Open dall’Australia, l’unica grande tacca che manca alla sua rivoltella dopo aver collezionato Roland Garros, Wimbledon e US Open. Alcaraz parla di fluidità in campo, di quella sensazione unica di fluttuare, di sapere che qualunque cosa tu provi, funzionerà e che la palla va esattamente dove viene dettata. La pienezza del tennista, insomma.
“La mia più grande soddisfazione è che, quando senti che non puoi fallire, che puoi fare qualsiasi cosa, tutto andrà bene. Colpisci colpi importanti, esegui dritti, drop shot, volée, serve and volley… Tutto quello che vuoi fare, hai la sensazione che andrà bene. “Questo è ciò che mi soddisfa di più”, dice il numero tre del mondo, determinato a fare un altro grande successo e pronto dopo aver completato un mese produttivo di preseason nella sua terra natale, El Palmar, lucidando il suo tennis e il suo corpo con pesi e racchette al Pichón Shooting Club; Il collegamento con la preparazione è stato, continua, quest’ultima settimana in Australia, dove ha provato con Djokovic, Fritz, Perricard e De Miñaur.
“Una settimana davvero bella”descrive in inglese. “Vedo dove sono, mi preparo”, continua Alcaraz, sorprendendo nella risposta subito dopo, quando alla domanda sullo scatto magistrale che avrebbe rubato a qualche figura, cita una figura straordinaria che in realtà non ha mai visto né avrebbe potuto continuare. Ma ci sono il cellulare, Internet e YouTube, quella sconfinata videoteca di immagini che ha permesso a centenario come lui alla scoperta della storia e dei suoi protagonisti. I polsi di Federer? Il dritto di Nadal? Qualcuna delle squisite manovre di Djokovic? Niente di tutto ciò: “Probabilmente sceglierei il rovescio di Agassi. Continuerò con quello. Penso che sia bello, sì,” risponde sorridendo.
Agassi si ritirò nel 2006, tre anni dopo la sua nascita e con il suo bagaglio di titoli pienissimo; Erano 60, niente di più e niente di meno, e in quattro major L’americano è riuscito a lasciare il segno; In nessuna, però, ha inciso il suo nome così tante volte come a Melbourne, quattro (1995, 200, 2001 e 2003), quindi conosce bene la via. L’uomo di Las Vegas sa di cosa si tratta, lui e quel drago immaginario che lo trattiene, e loda e mette in guardia allo stesso tempo: “Si difende come Novak, ha la potenza e gli effetti di Nadal, e il mano e finezza di Federer. Ma solo perché hai la meglio dei tre non significa che puoi fare quello che hanno fatto loro, perché ci sono tanti altri aspetti: decisioni, infortuni, fortuna… Ci sono tante cose.
Firma tecnica
E prendete nota dell’ultimo gioiello, che sembra avere le idee chiare su ciò che vuole. Almeno in questa stagione. Meno frustate e meno tornei, certo, ma di alto profilo. “Probabilmente cancellerò qualche mostra e qualche torneo. Dipende da come va, da come mi sento. “Questo è il tennis e non sai come andranno le cose”, dice. “Il mio obiettivo sono i Grandi Slam e i Masters 1000 [posee cinco: Indian Wells (2), Miami y Madrid (2)]. Ovviamente, il classifica c’è anche lui, cerca di essere il più vicino possibile a Jannik Sinner [más de 4.000 puntos por encima] oppure provare a superare Zverev, ma l’importante sono i grandi, vincerne più che si può. Questo è il mio obiettivo”, sottolinea. Nel 2024 erano due, Parigi e Londra, e spera di poter aumentare i numeri senza indugio, possibilmente il 26 a Melbourne.
Per raggiungere questo obiettivo, Alcaraz avrà quest’anno Juan Carlos Ferrero, assente un anno fa a causa di un’operazione al menisco, e con l’aggiunta di Samuel López al suo gruppo di lavoro, l’ombra tecnica che ha accompagnato il suo amico Pablo Carreño per tutta la sua carriera e che già l’anno scorso lo aveva consigliato durante l’avventura australiana, fino a cadere nei quarti con il tedesco Alexander Zverev. “Sto con Juan Carlos da sei anni e lui sa dirmi le cose durante le partite, mi conosce molto bene. Riaverlo qui è fantastico. Per quanto riguarda Samuel, avere qualcuno con cui alternarsi Juanka e rinfrescarsi un po’ tra un torneo e l’altro fa bene. Mi fido di lui al cento per cento. Sarà sicuramente un grande allenatore per me”, dice con enfasi.
Il murciano aggiunge che vuole andare passo dopo passo, “torneo per torneo e mese per mese”, e che sarà guidato dall’istinto durante tutto un anno in cui aspira ad essere meno saturo dal punto di vista emotivo. “Quello che ho chiaro è che non voglio giocare nessun torneo in cui sarò stanco mentalmente, dove sarà un’odissea arrivarci. Voglio arrivare ai tornei sentendomi bene e godendomi il fatto di giocare. Altrimenti per il momento siamo concentrati a giocare quello che dobbiamo giocare”, chiude davanti ai giornalisti. Prima tappa, lunedì alla Margaret Court Arena – il programma riserva il campo principale a Djokovic e Sinner – e contro il kazako Alexander Shevchenko, 72esimo al mondo. Non senza una magnifica ispirazione: quella di Agassi.