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Álvaro Pombo: “Miguel de Cervantes Saavedra era un pringao” | Cultura


– Bene, buongiorno – disse Álvaro Pombo, e fece un sorriso infantile – Come facciamo?

Pombo, di Santander, 85 anni, bambino terribile in vecchiaia, ricercatore di contraddizioni, possessore del proprio umorismo, è stato premiato questo martedì, dopo aver vinto quasi tutti i premi che si possono vincere, con il Premio Cervantes. Il premio definitivo, il più prestigioso della letteratura spagnola, che corona l’opera di un’intera carriera di successo. “Sono felice che mi abbiano dato un premio così bello”, ha detto. Un premio, nel caso di Pombo, per più di 50 anni di scrittura.

Dal 2004, Pombo è membro della Reale Accademia Spagnola dove si unì, curiosamente, su proposta del precedente Cervantes, Luis Mateo Díez, tra gli altri, per occupare la lettera j, che Pedro Laín Entralgo occupò fino alla sua morte. Così nella RAE, la sua casa condivisa, ha ricevuto la stampa questo mercoledì.

E’ entrato spinto sulla sua sedia a rotelle, con il suo intramontabile cappello blu e gli occhiali rotondi, commentando la dana che minaccia, mentre veniva tempestato di foto. Nonostante la sua debolezza, la bonomia esce dai suoi pori, ride e fa ridere la gente quasi involontariamente. È stato quando ha chiesto “Come iniziamo?”

E prima di sapere come cominciare, cominciò a parlare di Cervantes: Cervantes non ha mai avuto un premio, Cervantes si è fatto plagiare la seconda parte del suo libro. Don ChisciotteCervantes fu imprigionato ad Algeri dopo la battaglia di Lepanto.

– Miguel de Cervantes Saavedra era a pringao – ha deciso, tra le risate dei presenti.

Riflette poi, in modo un po’ distratto, sull’ironia, che definisce un’emozione secondaria, non come l’amore o l’odio, e più tipica degli anziani che dei giovani, quel momento in cui “ci puoi credere molto perché puoi”. credi a tutto, perché sei come la luce del sole, come il sole, e il sole crede a tutto”. I giornalisti lo ascoltavano come un oracolo, cercando di rivelare gli insegnamenti. Lezioni preziose, come la lapidaria definizione del mestiere di scrivere che offre di seguito:

– Scrivere è complicato, ti prendi tempo con i romanzi, devi leggere tanto e poi non sei mai soddisfatto.

Lo spagnolo è la prima lingua di Pombo, la seconda è l’inglese (ha vissuto per undici anni a Londra, dove ha terminato gli studi di Filosofia e dove ha fatto alcune esperienze che lo hanno segnato per sempre), e ha definito lo spagnolo una lingua più divertente, una lingua con molte patrie.

Pombo ha già pensato a cosa scrivere per il suo discorso alla cerimonia di premiazione, ad Alcalá de Henares, nel Giorno del Libro, il 23 aprile, in commemorazione della morte dell’autore del libro. Chisciotte. lo farà Signor Vidrierauno dei romanzi esemplari di Cervantes, da cui si può trarre una lezione filosofica o morale. Per Pombo questa storia è una “fenomenologia della fragilità”, perché il testo tratta della fragilità, non del vetro, ma dell’essere umano. E approfondirà l’idea classica secondo cui i pazzi sono quelli che dicono la verità.

Un altro momento della conferenza stampa di Pombo alla Reale Accademia Spagnola.
Un altro momento della conferenza stampa di Pombo alla Reale Accademia Spagnola. Pablo Monge

Pombo, che ha avuto qualche problema ad ascoltare le domande dei giornalisti, ha poi proseguito i suoi studi filosofici, la sua formazione in filosofia classica, ma, soprattutto, l’influenza di Jean-Paul Sartre sui suoi romanzi. In filosofia gli è piaciuto usare “colori”, più che “sfondi”. “I filosofi diranno che sono un idiota”, ha scherzato. Un colore che ritrovi in ​​Ortega y Gasset o in Xavier Zubiri. Si dichiarò un fedele sostenitore della filosofia e, incidentalmente, della teologia.

– Questo fa di me un letterato, cosa tremendamente brutta.

Ha anche fornito qualche indizio sul libro a cui sta lavorando, un romanzo storico incentrato sulla guerra africana e sul disastro annuale. “Storicamente non è cucito bene, penso solo che non prendo sul serio la storia o la narrativa”, ha confessato. E alla fine gli è stato chiesto dei succulenti 125.000 euro del premio, argomento sul quale ha approfondito con piacere. Sua madre, ha detto, lo chiamava “molti ragazzi”, ma i soldi gli volavano via dalle mani, non poteva permetterseli.

– Spenderò i 125.000 euro con parsimonia, perché sto molto male. I soldi vanno sulla carta e sul pesce, in piazza, non sui partiti e sui vizi… anche se anche quello. I soldi sono finiti, ride di me. Forse se lo mettessi in tre conti… Perché sono sicuro che è l’ultima cosa che guadagnerò un po’ di solido.

Lo scrittore ride ad una domanda dei giornalisti.
Lo scrittore ride ad una domanda dei giornalisti.
Pablo Monge

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Luca

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Salve, mi chiamo Luca e sono l'autore di questo sito con utili consigli di cucina. Sono sempre stato affascinato dalla cucina e dagli esperimenti culinari. Grazie a molti anni di pratica e all'apprendimento di diverse tecniche culinarie, ho acquisito molta esperienza nel cucinare diversi piatti.