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All’improvviso, supplenti dei docenti universitari | Istruzione



Le università pubbliche svolgono una funzione educativa e di livellamento sociale nel nostro Stato democratico, quindi è inaccettabile che, all’inizio del 2025, siano in pericolo a causa della mancanza di finanziamenti. Ora, nella difesa dell’istruzione universitaria pubblica non c’è spazio per mantenere sacche di precarietà lavorativa. La combinazione tra l’ambiguità della figura dei supplenti della LOSU (Legge organica del sistema universitario, 2023), l’autonomia universitaria e la citata mancanza di finanziamenti non deve dar luogo a nuovi utilizzi fraudolenti del personale docente universitario come già accaduto con la figura del professore associato.

I professori associati sono quella figura che è stata definita nella LRU (Legge Organica di Riforma Universitaria, 1983) per portare esperienza professionale nelle aule universitarie. Quell’idea di 40 anni fa si basava sul personale docente a tempo parziale, con rinnovi annuali, con piccoli premi salariali e con il necessario riconoscimento della compatibilità giuridica di entrambe le funzioni. La figura è diventata del tutto superata con il recepimento del Piano Bologna nel 2007, poiché su di essa sono ricaduti molti obblighi didattici – lo stesso insegnamento del resto del personale docente universitario – ma sono stati mantenuti rapporti di lavoro pre-Bologna; ovvero part-time, rinnovi annuali e piccoli premi salariali. Con l’inizio della crisi economica del 2008 e la comparsa del tasso di sostituzione nel dvalore ecreto del 2012, queste condizioni speciali sono state un vero affare per la direzione universitaria, poiché, come riconosce la maggior parte dei rettori delle università pubbliche spagnole, è stato fatto un uso eccessivo e improprio dei professori associati. Un uso improprio che, tradotto in realtà, ha significato assumere in massa professionisti non per portare la propria esperienza nelle aule ma per sostituire i professori universitari a tempo pieno.

Naturalmente, poiché con questi giovani profili non si ottiene tutto, un altro modo semplice è cambiare contratto da associato a sostituto delle stesse persone.

Si ricordano così tanto dell’abuso dell’assunzione di professori associati ai rettori delle università pubbliche spagnole che la loro politica è cambiata e ora cerca di minimizzare la figura dei professori associati e massimizzare la nuova figura di professori universitari supplenti che la LOSU ha creato. Suona bene, perché sembra che quello che cercano è che l’associato continui ad apportare le proprie conoscenze professionali e che il personale docente supplente, appunto, sostituisca, in generale, tutte le tipologie di personale docente. Ma attenzione, sono gli stessi rettori, con la loro celebrata autonomia universitaria, a definire questa nuova figura e non l’ancora atteso statuto universitario che deve svilupparla. E anche se sulla carta i contratti possono essere a tempo parziale o a tempo pieno, i poteri delimitati all’insegnamento dei supplenti stabiliti alla LOSU sono la scusa del rettore per definire supplenti con contratti identici, in termini di impegno e retribuzione, a quelli di i professori associati. A quanto pare il problema è stato risolto con i nomi: ora chiamiamo supplenti i professori associati. Meglio ancora, affinché le università non si nascondano più dietro la favola del falso associato, i supplenti vengono ora scelti esplicitamente tra dottorandi o neolaureati del dipartimento per offrire loro l’inizio della carriera accademica. Personale giovane, fondamentalmente, che può essere pagato con i futures.

Naturalmente, poiché con questi profili giovani non si ottiene tutto, un altro modo semplice è cambiare contratto da associato a sostituto delle stesse persone. Il basso stipendio dei primi, giustificato dal fatto che avevano un altro lavoro, non serve più al secondo. Ancora una volta, passiamo alla soluzione più semplice, aumentare lo stipendio No. Le università richiedono la compatibilità per il personale docente supplente, compatibilità che è stata data ai docenti associati perché tenuti a lavorare fuori dall’università, questione esplicitata nella LRU del 1983 e che non era stata indicata nella LOSU per i docenti. sostituire. Forse tale compatibilità non è stata indicata perché non era quella l’idea.

Una volta tracciata la figura del supplente, che sembra una nuova figura contrattuale per sostituire i professori associati precari, chiediamo che il Ministero della Scienza, dell’Innovazione e dell’Università elabori quanto prima lo statuto universitario e monitori le lobby del convegno dei rettori (CRUE) affinché non continuino a creare sacche di instabilità e fragilità per i nostri giovani, affinché non si generi un nuovo sistema di abuso lavorativo. Ricordiamo che nel preambolo della stessa LOSU si dice che: “L’Università è stata, è e deve essere fonte di conoscenza, benessere materiale, giustizia sociale, inclusione, opportunità e libertà culturale per tutte le età”. E, aggiungiamo noi, per tutti gli insegnanti.



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