L’atto questo venerdì (15) in Avenida Paulista contro la giornata lavorativa 6×1 ha evidenziato l’allontanamento della sinistra più tradizionale da questa agenda.
Non c’erano praticamente bandiere del PT o dei principali centrali, come CUT e Força Sindical, né leader di queste entità. I pochi politici presenti provenivano dal PSOL, come i deputati federali Erika Hilton e Guilherme Boulos e il deputato statale Carlos Giannazi.
La protesta è stata dominata quasi esclusivamente da collettivi o movimenti sociali di sinistra. La leadership è caduta sull’IVA (Life Beyond Work), creata di recente.
La coordinatrice dell’IVA a San Paolo, Priscila Araújo, ha criticato in un discorso sia i bolsonaristi che la “sinistra Nutella”.
“Quando lascerete da parte Lenin e Karl Marx e scenderete in piazza?”, ha provocato lei, che lavora nel settore del telemarketing. “Non venire ad insegnarmi cos’è l’esplorazione, darò fuoco al tuo TCC [Trabalho de Conclusão de Curso]”, ha aggiunto.
Per Giannazi è possibile tracciare un parallelo con l’inizio degli eventi del 2013, quando il motto iniziale, il pass gratuito, si trasformò in una gigantesca ondata di richieste di servizi migliori.
“La fine del viaggio 6×1 è un’agenda che parla direttamente alla classe operaia e può tirare un filo da altre richieste. I sindacati dovranno abbracciarlo altrimenti saranno travolti”, dice.
I sindacati e il ministro del Lavoro, Luiz Marinho, si sono inizialmente opposti ad appoggiare l’emendamento che chiude la scala, presentato da Hilton, ma poi si sono arresi all’ordine del giorno, anche se senza entusiasmo.
L’unica accortezza, dice Giannazi, è non ripetere l’errore del 2013, quando l’ondata di manifestazioni aprì la strada all’emergere della cosiddetta “nuova destra”, sfociata nell’impeachment di Dilma Rousseff e nell’elezione di Jair Bolsonaro.
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