L’Accordo Mercosur-Unione Europea, considerato una vittoria del multilateralismo dal punto di vista geopolitico, ha fatto da contrappunto all’agenda del repubblicano Donald Trump, che torna alla Casa Bianca dal 20 gennaio 2025, con la promessa di barriere tariffarie al commercio globale.
La firma del testo finale, venerdì (6), al Vertice dei leader in Uruguay, nelle parole della leader dell’Unione Europea, Ursula Von der Leyen, ha ratificato la necessità di avere regole in linea con gli ordini del giorno del Parlamento Nazioni Unite e del G20, oltre alla difesa dell’ambiente e alla lotta al cambiamento climatico.
Il lungo processo di discussione si è scontrato però con ostacoli altrettanto protezionistici da parte di tutti i paesi coinvolti, compreso il Brasile, che ne hanno bloccato l’esito negli ultimi mesi.
Paesi come Francia, Polonia e Italia hanno esercitato forti pressioni contro l’accordo per paura della concorrenza dei prodotti brasiliani. Tuttavia, hanno finito per essere soppiantati dagli interessi della Germania, che si trova ad affrontare uno scenario politico interno avverso e teme l’impatto commerciale delle politiche di Trump, seguito da un rafforzamento dei discorsi e delle posizioni dell’estrema destra europea.
In Brasile, tra i punti che hanno frenato le trattative durante tutto l’anno ci sono le regole sugli acquisti statali, volte a proteggere l’industria nazionale e le clausole sulle questioni ambientali, per evitare ritorsioni.
Per quanto riguarda gli acquisti, la diplomazia brasiliana ha mantenuto un articolo nell’accordo che rende difficile al governo acquistare da aziende nazionali. Il governo ha sostenuto che gli acquisti pubblici sono uno “strumento di sviluppo economico e industriale” e, pertanto, ha chiesto una revisione di questa sezione dell’accordo.
Tra le misure annunciate c’è l’esclusione dall’accordo degli acquisti del Sistema sanitario unificato che, di fatto, vieta l’acquisto di beni destinati al SUS da altri Paesi.
Il testo prevede inoltre la preservazione della possibilità degli ordinamenti tecnologici, valutati come una politica di incentivazione dell’innovazione; l’eliminazione dei vincoli temporali sull’utilizzo degli offset tecnologici e commerciali; mantenere lo spazio per politiche volte a incoraggiare le micro e piccole imprese e l’agricoltura familiare; e la preservazione dei margini di preferenza per prodotti e servizi nazionali.
Il Brasile temeva il protezionismo ambientale
Un altro punto che ha reso difficile la trattativa è stata la clausola sui requisiti ambientali imposta dal blocco europeo. Il Brasile teme che la nuova legge europea contro la deforestazione possa servire da pretesto per rendere difficile l’ingresso dei prodotti brasiliani nell’Unione europea.
I due blocchi hanno raggiunto un accordo sull’impegno a proteggere l’ambiente e a promuovere il lavoro dignitoso, senza adottare misure unilaterali considerate protezionistiche. L’accordo finale prevede un rafforzamento dell’impegno ambientale ed economico, ma respinge “inutili ostacoli al commercio”.
Per quanto riguarda l’agrobusiness, la diplomazia brasiliana ha celebrato la fine dell’impasse e le prospettive commerciali del settore. Il punto è stato uno dei più critici dell’accordo a causa degli ostacoli imposti dal governo francese, in risposta alle proteste degli agricoltori contro la concorrenza dei prodotti provenienti soprattutto da Brasile e Argentina.
L’accordo eliminerà le tariffe e altre barriere commerciali. L’UE ha convenuto che il suo blocco potrebbe trarre vantaggio dall’accesso al mercato del Mercosur, che ha un grande potenziale per il consumo di prodotti come vino, formaggio e cioccolato.
L’effetto economico dell’accordo a breve termine, tuttavia, tende ad essere limitato, poiché la riduzione delle tariffe avrà una transizione lenta, non prevede la liberalizzazione al 100% in nessun mercato e affianca quote di esportazione su diversi prodotti.
A lungo termine, l’aspettativa è un aumento delle esportazioni agricole nazionali. Nel caso dell’industria, nonostante sia previsto un periodo di adattamento, permangono preoccupazioni sulla concorrenza, a causa dell’ingresso di beni di consumo finiti.