Nonostante i benefici, il consumo eccessivo o inadeguato di alcuni infusi può comportare rischi per la salute.
Bere il tè è una pratica comune apprezzata da molte persone in tutto il mondo. Questo perché molti di essi hanno proprietà benefiche per la salute e possono aiutare nella cura di diverse malattie. Preparati da erbe, fiori, radici o foglie, sono ricchi di composti bioattivi, come antiossidanti, flavonoidi e tannini.
Bisogna però fare attenzione ad alcuni tipi di infusi che, pur essendo naturali, possono comportare rischi per la salute se consumati in eccesso o da persone con patologie specifiche. Pertanto, di seguito, ecco 7 tè che richiedono un’attenzione particolare prima di essere consumati!
1. Tè alla cannella
Questo tè è noto per la sua proprietà digestive e antiossidanti, ma un consumo eccessivo può essere pericoloso. La cannella contiene cumarina, una sostanza che, in grandi quantità, può danneggiare il fegato e aumentare il rischio di sanguinamento. Le persone con problemi al fegato o che usano anticoagulanti dovrebbero evitare di consumare questa bevanda.
Inoltre, secondo l’allegato I dell’RDC Anvisa n. 10, del 9 marzo 2010, della risoluzione che prevede la notifica dei farmaci vegetali all’Agenzia nazionale di sorveglianza sanitaria (Anvisa) e prevede altre misure, il decotto di cannella Non dovrebbe essere usato durante la gravidanza e durante il suo utilizzo possono verificarsi reazioni allergiche cutanee e mucose.
2. Tè al finocchio
Sebbene il tè al finocchio sia popolare per alleviare i crampi e i disturbi digestivi, dovrebbe essere evitato dalle donne incinte. Questo perché la pianta può stimolare le contrazioni uterine, aumentando la possibilità di parto prematuro o aborto spontaneo. Inoltre, un consumo eccessivo può causare nausea, vomito e reazioni allergiche.
3. Tè all’ibisco
Il tè ibisco È noto per le sue proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, ma può interferire con la pressione sanguigna. Pertanto, le persone con pressione bassa dovrebbero fare attenzione con questa infusione, poiché può causare vertigini e sonnolenza. La bevanda è sconsigliata anche alle donne incinte e alle donne che allattano, poiché può provocare contrazioni uterine e, nel secondo caso, danneggiare la produzione di latte.
4. Tè di equiseto
L’equiseto ha un forte effetto diuretico ed è noto per il suo utilizzo nel migliorare la salute delle ossa. Tuttavia, secondo l’allegato I dell’RDC Anvisa n. 10 del 9 marzo 2010, l’infuso di questa pianta non dovrebbe essere utilizzato da persone con insufficienza renale e cardiaca. Inoltre, secondo il documento, nei pazienti sensibili alla nicotina può verificarsi una rara allergia.
“L’uso più lungo di quanto raccomandato può causare mal di testa e anoressia. Dosi elevate possono causare irritazione gastrica, ridurre i livelli di vitamina B1 e causare irritazione al sistema urinario”, si legge nell’allegato.
5. Tè Carqueja
La Carqueja è un’erba consigliata per aiutare a combattere problemi al fegato e digestivo, oltre ad avere effetti analgesici e antinfiammatori. Tuttavia, secondo l’allegato I dell’RDC Anvisa n. 10 del 9 marzo 2010, l’infuso non deve essere utilizzato dalle donne in gravidanza, poiché può favorire le contrazioni uterine. Inoltre il documento consiglia di evitare l’uso concomitante con farmaci per l’ipertensione e il diabete. Infatti il suo utilizzo può provocare un calo di pressione.
6. Tè boldo del Cile
Il tè Boldo del Cile viene spesso utilizzato per alleviare i problemi gastrointestinali, come indigestione, gas e coliche. Tuttavia, secondo l’allegato I della RDC Anvisa n. 10 del 9 marzo 2010, l’infuso di piante non dovrebbe essere utilizzato da persone con ostruzione delle vie biliari, gravi malattie del fegato e in caso di gravidanza. “Usare con cautela nelle persone con malattie epatiche acute o gravi, colecistite settica, spasmi dell’intestino e dell’ileo e cancro al fegato”, aggiunge il documento.
7. Tè alla senna
Il tè alla senna è un infuso dalle proprietà lassative e purgative, benefico per chi soffre di stitichezza o soffre di emorroidi e ragade anale. Tuttavia, secondo l’allegato I dell’RDC Anvisa n. 10 del 9 marzo 2010, l’infuso di piante non deve essere utilizzato da persone con ostruzione intestinale, infiammazione intestinale acuta (morbo di Crohn), colite, appendicite o dolore addominale di origine non diagnosticata e costipazione cronica. Si consiglia inoltre di non utilizzarlo sui bambini sotto i 10 anni.