Australian Open 2025: Iga Swiatek, ovvero quando ‘quello cattivo’ nel film è molto bravo | Tennis | Sport
Pericolo, Swiatek sta arrivando!
E la polacca lo fa in volata, come una locomotiva, di recital in recital: questo mercoledì tocca ad Emma Navarro essere punita, risolta in 1h29m: 6-1 e 6-2. La prestazione dell’americana è encomiabile, se si tiene conto di quanto accaduto in questi giorni, degli shock precedenti: una partita è stata scalfita da Eva Lys (6-0 e 6-1, in 59 minuti), un’altra da Emma Raducanu (6- 1 e 6-0, in 1h 10min) e due Sramkova (6-0 e 6-2, in 1h); Siniakova, un’altra rappresentante dell’abbondanza ceca, è andata più in là di chiunque altro (6-3 e 6-4, in 1 ora e 21 minuti). Sembra il cattivo dal film, ma non lo è. Iga Swiatek dice semplicemente che sta facendo la sua cosa, che alla fine è vincere e, se possibile, prima e con più forza, meglio è. La polacca avanza per ora senza freni e in semifinale incontrerà l’americana Madison Keys (3-6, 6-3 e 6-4 contro Elina Svitolina). Lascialo preparare. O no?
“In pista bisogna essere spietati”, ragiona quando le viene chiesto del percorso scelto a Melbourne; Cioè da un colpo all’altro finché qualcuno non dice il contrario. Considerato quello che abbiamo visto, forse Aryna Sabalenka potrebbe essere l’unica a poterla fermare, e in una certa misura la cosa è sorprendente. Dopo che a fine novembre è stata annunciata la sua positività alla trimetazidina (melatonina) e l’International Tennis Integrity Agency (ITIA) ha ritenuto che la 23enne vincitrice di cinque tornei del Grande Slam fosse stata accidentalmente contaminata perché volevo smorzare i toni disritmiasi sospettava che le circostanze potessero pesare sulla tennista, senza dimenticare anche che in Australia non era ancora riuscita a varcare il traguardo degli ottavi.
Lei però guarda avanti e cavalca. “Devi essere spietato, anche se spietato di solito significa qualcosa di negativo. Ma penso che sia importante per me concentrarmi su me stesso e avere sempre lo stesso atteggiamento, indipendentemente dal risultato. È su questo che baso la mia forza, la mia costanza e il modo in cui continuo a fare le buone cose che faccio in campo. Posso sembrare spietato, ma non è questo il mio obiettivo; Voglio solo vincere sempre più partite, e questo è l’effetto che ho ottenuto nelle ultime partite; ora ho più fiducia. “Di solito non vado così lontano negli Slam, tranne che al Roland Garros”, ha detto in questo mercoledì di vento freddo e spietato nel tennis, perché eccola lì, dura e senza mollare un passo, a distribuire la stoppa e appare lì con veemenza anche il leader dell’ATP, un altro senza alcun riguardo, Jannik Sinner.
“È stato messo dentro modalità mostro”, illustra uno dei suoi preparatori, Simone Vagnozzi. “Ho sentito qualcosa di simile a uno schiaffo in faccia”, descrive Alex de Miñaur, sconfitto 6-3, 6-2 e 6-1; non dà il paese australiano con un campione maschile dal 1976, poi Mark Edmondson. E l’italiano dice di sentirsi molto meglio, dopo che due giorni prima aveva accusato vertigini e tremori perché si era svegliato con un brutto carattere e il caldo e il caldo gli avevano sconvolto il corpo. “Dopo la partita contro il Rune ho fatto le analisi del sangue e va tutto bene”, rassicura. “Sono felice di giocare un buon tennis quando conta”, aggiunge dopo aver stretto la mano sul posto. Ballerà con il bomber Ben Shelton, che ha già battuto Lorenzo Sonego (6-4, 7-5, 4-6 e 7-6(4) e torna a brillare in semifinale, dopo aver raggiunto gli US Open 2023.
Ma torniamo a Swiatek, 10 set giocati e altrettanti vinti. Un proiettile. Non regala nulla quella di Varsavia, che con le 14 partite consegnate verso il penultimo turno è dietro solo a Maria Sharapova (9 nel 2013), Monica Seles (12 nel 1991) e Steffi Graf (13 nel 1989). Hanno vinto Graf e Seles, non così Mašaeliminato da Na Li. “Spingo i miei rivali dall’inizio alla fine delle partite. Mi concentro su me stesso, qualunque sia il punteggio. “Questa è la mia idea”, dice la numero due, che insegue la numero uno e per farlo deve colpire. Procede con il pugno d’acciaio, nel suo stile, ancora una volta implacabile. 14 partite, un numero sorprendente ma lontano da quello fatto registrare dalla francese Mary Pierce al Roland Garros 1996: furono solo sei fino all’approdo in semifinale. Nell’episodio finale, una certa Arantxa Sánchez Vicario ha incrociato la sua strada.