La PGR denuncia Léo Índio per aver partecipato agli atti dell’1/8
Léo Índio è stato accusato dalla PGR di associazione a delinquere armato, tentata abolizione violenta dello Stato di diritto democratico, colpo di stato, danneggiamento qualificato del patrimonio dell’Unione e deterioramento di beni quotati. Secondo il procuratore generale della Repubblica, Paulo Gonet Branco, ci sono “prove sufficienti” di una partecipazione diretta al saccheggio, soprattutto del palazzo del Congresso Nazionale.
“Ha distrutto e contribuito alla distruzione, alla distruzione e al degrado del patrimonio dell’Unione, avanzando contro la sede del Congresso Nazionale, facendolo con violenza contro la persona e minacce gravi, utilizzando sostanze infiammabili e generando ingenti danni all’Unione”, ha affermato nel documento presentato il 15 gennaio e reso pubblico questo mercoledì (22).
Il processo si è svolto in segreto presso il Tribunale federale (STF) ed è stato reso pubblico anche dal relatore, il ministro Alexandre de Moraes. Ha concesso 15 giorni di tempo alla difesa di Léo Índio per commentare.
Durante gli eventi, Léo Índio ha condiviso sui social network immagini che lo mostravano ai vertici del Congresso Nazionale e vicino alla Corte Suprema Federale (STF). In uno di essi appariva con gli occhi rossi, cosa che attribuiva all’uso di gas lacrimogeni da parte della Polizia Militare per contenere i manifestanti.
È stato anche citato nel rapporto finale del CPMI dell’8 gennaio per “aver pubblicato foto e video insieme agli estremisti durante l’invasione e la depredazione del quartier generale della STF”.
“L’imputato, con la sua condotta, si è unito, ha contribuito direttamente ed è rimasto soggettivamente unito ai membri del gruppo che ha invaso la sede del Congresso Nazionale, del Tribunale Supremo Federale e il Palazzo Planalto, rompendo vetri, sedie, pannelli, tavoli, oggetti storici mobili e altri beni ivi presenti, provocando tutti i danni descritti nella relazione preliminare dell’Istituto per il patrimonio storico e artistico nazionale”, contestualizza Gonet nella denuncia alla quale il Gazzetta del Popolo avuto accesso.
La PGR ha anche sottolineato che Léo Índio ha partecipato ad accampamenti allestiti davanti alle caserme dopo le elezioni del 2022 – anche vicino al quartier generale dell’Esercito, a Brasilia –, in cui gruppi hanno chiesto l’intervento militare e hanno contestato il risultato delle elezioni che ha regalato la vittoria a Luiz Inácio Lula da Silva (PT).
Gonet ha inoltre sottolineato che Léo Índio ha dichiarato alla Polizia Federale di aver partecipato agli atti e che “si trovava sulla rampa di accesso al Congresso Nazionale, dove si trovavano altri manifestanti. Ha inoltre affermato di aver registrato e pubblicato su Internet foto e video delle manifestazioni”.
Il procuratore generale ha anche chiesto la fissazione di un “importo minimo per riparare i danni causati dai crimini” presumibilmente commessi da Léo Índio durante i fatti.