Tutte le notizie

Il rinnovato Potere Giudiziario è bloccato nella riforma del sistema di elezione dei membri al limite della scadenza concordata | Spagna



L’accordo raggiunto lo scorso giugno dal PSOE e dal PP per rinnovare il Consiglio Generale della Magistratura (CGPJ) obbligava i nuovi membri a presentare, entro sei mesi, una proposta di riforma del sistema di elezione dei 12 giudici membri. Il CGPJ ha istituito un gruppo di lavoro coordinato da quattro membri (due progressisti e due conservatori) con il compito di preparare un rapporto con la proposta, che dovrà essere approvata con una maggioranza di tre quinti della sessione plenaria (13 dei 21 membri del corpo). La scadenza scade il 6 febbraio e le fonti consultate presuppongono che una proposta congiunta non possa essere presentata a causa delle posizioni opposte mantenute dai due blocchi. I progressisti non si arrendono all’esclusione del Parlamento dall’elezione di questi 12 membri, mentre i conservatori sostengono che i giudici dovrebbero essere nominati direttamente dai giudici. La Corte Suprema, in una sentenza inviata al CGPJ, ammette che ci sono “punti di vista divergenti” anche ai vertici della Corte e non si oppone al fatto che le Cortes continuino a intervenire nel processo, pur limitando molto il loro margine di scelta .

Il nuovo CGPJ è nato l’estate scorsa con due missioni essenziali sulle quali, per ora, i membri non sono d’accordo. Il primo, per coprire più di cento posti vacanti nella leadership giudiziaria, di cui quasi 30 presso la Corte Suprema, ma quasi sei mesi dopo nessuno di questi giudici è stato ancora nominato. Il secondo, inserito in una legge organica nata dall’accordo tra PSOE e PP, prepara un rapporto che esaminerà “i sistemi europei di elezione dei membri dei Consigli della magistratura analoghi a quello spagnolo” e una proposta “di riforma del sistema sistema elettorale”. è istituito un Consiglio Generale della Magistratura secondo i migliori standard europei”.

La stesura di questo rapporto è stata affidata a un gruppo di lavoro coordinato da due membri progressisti (Bernardo Fernández e Argelia Queralt) e due conservatori (Isabel Revuelta e José Carlos Orga). Fonti di quel gruppo ammettono che, fin dall’inizio, ci sono stati disaccordi su come interpretare la natura letterale della legge. Per i conservatori, il fatto che la proposta debba implicare “la partecipazione diretta dei giudici” all’elezione dei membri significa che essi sono scelti direttamente dai giudici, mentre i progressisti ritengono che questa formulazione dia spazio per negoziare una formula mista di di cui il Parlamento fa parte.

Entrambi i settori si scontrano anche su quali siano i “migliori standard europei” a cui la proposta dovrebbe conformarsi. I conservatori alludono ai rapporti di organismi dipendenti o integrati nel Consiglio d’Europa, come la Commissione di Venezia o il Gruppo di Stati contro la corruzione (Greco), che hanno raccomandato alla Spagna di riformare il sistema elettorale in modo che il Parlamento non partecipi al processo . Ma i progressisti ritengono che questi non siano documenti vincolanti e avvertono che non esiste alcuna regola o giurisprudenza dei tribunali europei che imponga questa forma di elezione del Consiglio.

I due blocchi si sono incontrati settimanalmente per superare questo scontro di posizioni e concordare una proposta, ma le discrepanze non si sono dissipate e, in un incontro tenutosi la settimana scorsa, è apparso chiaro che un accordo è impossibile. I membri continuano a lavorare, ma le fonti consultate ammettono che trovano molto difficile unificare le posizioni e le trattative si concentrano ormai quasi sul specificare se in plenaria verranno portate due relazioni diverse o se ne potrà preparare una che contenga proposte diverse. La prima opzione porterebbe, in linea di principio, a non rispettare il mandato di inviare una proposta al Governo e alle Cortes perché né il blocco progressista né quello conservatore dispongono della maggioranza necessaria per portare avanti il ​​loro testo.

Il rapporto della Corte Suprema

Per preparare la sua proposta, il Consiglio ha chiesto parere alle quattro associazioni giudiziarie, alle 17 corti superiori di giustizia, al Tribunale nazionale e alla Corte suprema. La maggioranza, secondo le fonti consultate, si è espressa a favore dell’elezione diretta dei giudici da parte dei membri della corsa. L’Alta Corte ha inviato un testo che include proposte in entrambe le direzioni. Tuttavia, la Corte Suprema ritiene che, qualunque sia il modello scelto, “dovrebbe garantire e intensificare la partecipazione” dei giudici perché quello attuale “non lascia comprendere che il Consiglio sia in linea con i migliori standard europei”.

La presidente della Corte Suprema e del CGPJ, Isabel Perelló, ha affidato questo rapporto al vicepresidente della Corte, Dimitry Berberoff, che ha chiesto la preparazione di una proposta al coordinatore giuridico del gabinetto tecnico della Corte Suprema. Il testo finale, già approvato dalla Camera del Governo, avverte che il suo contenuto “non deve intendersi condiviso, necessariamente, nella sua interezza, da ciascuno e ciascuno dei membri” di detta Camera, data la “divergenza di punti di vista”. E, qualunque sia il modello scelto, la Camera del Governo ritiene “essenziale” che la futura riforma contenga “le misure necessarie” per evitare che si ripeta un blocco del rinnovamento come quello sperimentato negli ultimi anni (il CGPJ era da cinque anni con il mandato prolungato), per il quale suggerisce anche diverse alternative, dal licenziamento dei membri alla scadenza del mandato alla costituzione del CGPJ con solo una parte dei suoi membri.

L’Alta Corte non si oppone al sistema che garantisce l’intervento delle Cortes con un modello “misto” in cui i giudici eleggono i candidati a membri e questi vengono poi approvati dal Congresso e dal Senato. Questa formula è simile a quella già in vigore, anche se la Corte ritiene che dovrebbe essere modificata per evitare che le elezioni “continuino a obbedire alla mera distribuzione delle quote parlamentari sui candidati presentati dalla corsa giudiziaria”.

Per limitare il margine decisionale del Parlamento, la Corte Suprema propone di limitare i candidati alla carica di membro giudiziario a un massimo di 36 (e un minimo di 24, in modo che ci siano 12 effettivi e 12 supplenti). Inoltre, si suggerisce che almeno otto dei 12 membri giudiziari avessero l’approvazione delle Cortes “senza alcun margine di discrezionalità”, sicché l’approvazione parlamentare si sarebbe limitata a verificare l’idoneità di tali candidati.

Nel caso in cui i giudici scelgano i membri, il tribunale offre tre opzioni: che l’elezione avvenga mediante liste aperte; che i giudici non eleggano i 12 giudici vocali ma solo 8 e che gli altri quattro siano eletti dal Parlamento; oppure che, nel giudicare i risultati delle votazioni dei giudici, vengano introdotte “correzioni” per garantire la proporzionalità per sesso, categorie e presenza di tutte le associazioni e dei giudici non associati. Al che la Corte Suprema si oppone espressamente ad “un’elezione a maggioranza pura” da parte dei giudici “che potrebbe annullare la pluralità o la proporzionalità tra categorie e sesso”, per cui se alla fine si sceglie che siano loro i giudici che scelgono i membri, “correttivo” È necessario introdurre meccanismi che garantiscano la pluralità.



source

Leave a Response

Luca

Luca

Luca
Salve, mi chiamo Luca e sono l'autore di questo sito con utili consigli di cucina. Sono sempre stato affascinato dalla cucina e dagli esperimenti culinari. Grazie a molti anni di pratica e all'apprendimento di diverse tecniche culinarie, ho acquisito molta esperienza nel cucinare diversi piatti.