Australian Open 2025: Il restyling di Alcaraz: cinque grammi e un nuovo servizio per raggiungere il pieno successo nelle major | Tennis | Sport
La linea 70 del tram segna la temperatura reale del torneo in Australia mentre passa per la stazione di Flinders. E’ sabato, l’umidità è forte e anche se l’azione non è ancora cominciata, i tifosi salgono ordinatamente – stress vietato, motto locale; la vita un punto sopra gli obblighi – e le carrozze si riempiono immediatamente fino in cima. Questa domenica comincia il bello, il tennis è una religione in questa terra e c’è voglia di Sinner, Sabalenka, Gauff e Swiatek, ovviamente anche di Djokovic e Alcaraz, quest’ultimo impegnato in laboratorio nell’ultimo mese per diventare il kriptonite che nessuno o quasi è riuscito ad elaborare; forse lui, il Murcian, lo stesso che l’anno scorso ha abbattuto tre volte il numero uno, il giovane re gelido che sembra non sentire né soffrire, quello che vince, vince e vince. Quello che cresce e cresce. Questo 2025 di assoluta inflessione – non si discute più su quale sia l’era dominante – inizia con una premessa chiara: Sinner, la grande sfida.
Ed è ciò che Alcaraz si propone, ben consapevole della portata della sfida. Allo stesso tempo senza paura, come fa di solito. “Sì, un po’. Quando gioco contro Jannik la mentalità è un po’ diversa. Cioè quando giochi contro i migliori del mondo, o in questo caso i migliori, devi fare qualcosa di diverso, prepararti in modo diverso. Quando sono davanti a lui, so che devo raggiungere il mio miglior livello per batterlo. E’ così. Se hai una brutta giornata contro di lui, ti batterà al 99%, ed è quello che mi passa per la mente ogni volta che affrontiamo. La cosa bella – continua lo spagnolo in sala, rilassato e generoso nelle risposte – è che quando lo vedo vincere titoli ed essere al vertice della classifica classificami costringe a migliorare e a lavorare sempre più duramente. Penso solo a migliorare e a dare il massimo ogni giorno. “Penso che una rivalità del genere sia fantastica per me”.
Il fatto è che le cifre sono incontestabili e che nonostante l’equa distribuzione avvenuta nel 2024, duemila dollari a testa, Sinner rappresenta una sfida monumentale. L’attuale re del circuito, con oltre 4.000 punti di vantaggio sul primo inseguitore, il tedesco Alexander Zverev, ha perso solo sei partite la scorsa stagione e ha costruito un impero metallurgico a partire dall’estate. Fu proprio lì, a quel punto, che venne alla luce la doppia positività al clostebol e si intensificarono le critiche per avergli permesso di continuare a gareggiare in pieno iter investigativo, momento in cui l’italiano divenne più o meno una chimera. Dal trionfo negli US Open alle trionfali chiusure in Masters Cup e Coppa Davis, una serie di 25 vittorie e una sola sconfitta. Ed ecco la speranza di Alcaraz, perché alla fine è stato lui a infliggermelo, nello stesso modo in cui prima aveva abbattuto la rossa sull’asfalto di Indian Wells e sulla sabbia del Roland Garros. Cioè, tre su tre.
“La sensazione di giocare contro Carlos è diversa e penso che anche lui, al contrario, si senta così”, ammette quello di San Cándido, che ha dominato l’ultima edizione australiana. Lui, fermo sulla strada nonostante la tempesta, fa i fatti suoi mentre Alcaraz sperimenta, si rinnova e annuncia una doppia novità che ha già messo in pratica: cinque grammi di peso in più nel collo della racchetta per guadagnare stabilità e una nuova presa fuori. Fondamentalmente, elimina le pause e diventa più naturale.
Abbassare la tensione, proteggere il corpo
Su richiesta di questo giornale, precisa quest’ultimo: “Sapevamo che dovevo migliorare con il servizio, che dovevamo fare qualcosa, e quest’ultimo movimento è molto più rilassato, con il polso più rilassato in modo che il ritmo sia adeguato; Che non ci sia nessuno stop quando arrivo in cima con la racchetta, ma che tutto vada più fluido perché penso che questo mi aiuterà anche ad essere più rilassato. Evita anche molte cose durante la partita, ti rende meno teso, perché poi questo si ripercuote sul tuo fisico e così via. Vedremo, ma è chiaro che le cose devono cambiare, non puoi mai restare bloccato in quello che hai. Altrimenti devi sempre cambiare piccole cose. Lo stesso Jannik ha riconosciuto di aver cambiato piccole cose durante la preseason che forse non si vedono, ma che sono diverse”.
Per quanto riguarda l’altra novità, quella dell’aumento di peso, il tennista 21enne e la sua squadra sono giunti alla conclusione che potrebbe avere un impatto positivo sia sulla risposta che al servizio, purché non comprometta la muscolatura o articolazione. “Dovevi provarci. Ho giocato con un peso abbastanza basso per quello che è il circuito professionistico, quindi abbiamo pensato a quei cinque grammi e quando l’ho provato l’ho notato abbastanza bene”, spiega Alcaraz, che debutterà lunedì sul secondo campo del complesso contro Alexander Shevchenko, 72esimo del mondo. “La cosa più importante era che potevo muovere la palla bene come con la racchetta precedente, che non sentivo nulla nel braccio, dato che ci sono problemi con i gomiti, le spalle e altre cose. E la verità è che per me è stato fantastico. Penso che mi aiuti, che con più peso la palla esca di più e che per certi colpi come la risposta o il servizio, o certe situazioni, mi faccia bene. “Non vedo l’ora di giocare adesso e di vedere come mi sento.”
Tra lui e Sinner, l’incognita di Djokovic e la candidatura di chi punta sempre e non arriva mai, Zverev, oppure la tiepidezza offerta negli ultimi tempi da Daniil Medvedev; troppo freddo e noioso il russo, vuoto nel 2024. Senza essere iniziato, il torneo sta già sprigionando faville e i due grandi contendenti, senza che nessuno dei due abbia gareggiato durante il set-up, si sfidano contemporaneamente a spade alte che il veterano Nole progetta e intuisce un altro colpo di stato. Perché no, pensano lui e i suoi, ormai nella scia delle due ragazze. Perché cosa sono per lui 37 anni, verso i 38, se non l’ennesima giovinezza?
VANDO PER UN TRIFOGLIO DA RECORD
Solo pochi eletti sono riusciti a completare il trifoglio del tennis, la gloria tra i big four. In effetti, diversi nomi illustri – Borg, McEnroe, Connors, Lendl, Wilander, Edberg, Becker, Sampras, tra gli altri – rimasero nel tentativo. Altri totem hanno avuto vita più o meno difficile, e ora Alcaraz ha la possibilità di superarli tutti in termini di precocità.
Finora il più veloce è stato Rafael Nadal, che ha impiegato sei stagioni: dal 2005 al 2010, dal Roland Garros agli US Open come tocco finale. Roger Federer, dal canto suo, è stato prolungato di un altro anno, tra il 2003 e il 2008; L’arena di Parigi è stato il palcoscenico che più ha resistito agli svizzeri. E Novak Djokovic, il vincitore finale della grande carriera storica, ha trascorso nove anni (2008-2016) prima di essere incoronato al Chatrier.
Lo stesso Andre Agassi, ammirato dallo stesso Alcaraz, non riuscì a riuscirci prima che fossero trascorsi otto anni, tra il 1992 e il 1999. Lo spagnolo, già detentore del record nell’ascesa al numero uno, vuole aggiungere un altro riconoscimento, completando la collezione in quattro anni.