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La STF ordina sforzi congiunti per garantire gli arresti domiciliari alle madri di bambini


Il Ministro Gilmar Mendes, del Tribunale Supremo Federale (STF), ha ordinato al Consiglio Nazionale di Giustizia (CNJ) di compiere sforzi penitenziari per attuare la decisione del Secondo Collegio della Corte che sostituisce la detenzione preventiva con la detenzione domiciliare per le madri di bambini sotto 12 anni di età.

Gli sforzi congiunti carcerari sono azioni organizzate dalla magistratura per monitorare e garantire il rispetto della legge nelle carceri. La determinazione è avvenuta questo giovedì (9).

“L’obiettivo della misura proposta è quello di rivedere le carceri, indagare le circostanze della carcerazione e promuovere azioni e iniziative di cittadinanza per la risocializzazione di queste donne”, ha affermato Gilmar Mendes.

Il giudice ha inoltre sostenuto che l’idea di convertire il carcere in arresti domiciliari mira a difendere i diritti dei bambini “che potrebbero essere colpiti dall’assenza della madre”.

“Con il provvedimento l’imputata resta in stato di arresto cautelare, ma inizia a rispettare la segregazione domestica, per potersi prendere cura dei figli minorenni”, aggiunge il ministro.

Seconda classe

L’intesa del Secondo Collegio della STF ha determinato la sostituzione della detenzione preventiva con l’assistenza domiciliare per le donne incinte, le madri di bambini fino a 12 anni o i tutori di persone con disabilità.

Secondo la decisione potranno essere applicate altre misure cautelari e la norma potrà essere adeguata a seconda dei casi.

Nella decisione di giovedì, Gilmar Mendes ha affermato che, nonostante la decisione della Corte, esiste una “resistenza ingiustificata” da parte dei giudici delle corti inferiori a rispettare l’intesa.

Caso analizzato

La decisione del ministro è stata presa dopo che gli avvocati di una donna, madre di un bambino di quattro anni, arrestata preventivamente per traffico di cinque grammi di crack, hanno chiesto di sostituire la custodia cautelare con la detenzione domiciliare.

Il caso è giunto alla STF dopo che la Corte Superiore di Giustizia (STJ) ha respinto la richiesta della difesa. Di conseguenza, gli avvocati hanno presentato ricorso alla Corte Suprema, sostenendo che la donna non ha commesso un reato comportante violenza o minaccia grave e che sua figlia, sotto la sua custodia, ha bisogno delle sue cure.

Nel valutare il caso, Mendes ha concesso alla donna gli arresti domiciliari perché riteneva che la quantità di droga trovata con lei fosse insignificante e che vi fossero elementi per cui la droga non fosse alla portata della bambina.

Secondo il ministro, la sostituzione del regime carcerario femminile “va ben oltre il semplice beneficio per le donne colpite dalla segregazione precauzionale. L’idea è, attraverso tale flessibilità, di salvaguardare i diritti dei bambini che potrebbero essere colpiti dall’assenza della madre”.



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Luca

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