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Sicurezza, priorità dimenticata – 01/08/2025 – Maria Hermínia Tavares


UN pubblica sicurezza è il grande fallimento del sistema democratico che è stato costruito sotto l’egida di Costituzione del 1988. Nei 36 anni trascorsi dalla sua promulgazione, il Paese ha promosso profonde riforme nel sistema di protezione sociale. Hanno permesso l’universalizzazione dell’assistenza sanitaria primaria LORO; accesso all’istruzione di base per tutti – oltre all’espansione dell’istruzione secondaria e superiore; l’esistenza di un robusto insieme di politiche di assistenza organizzate nel Tuo (Sistema Unico di Assistenza Sociale), ancorato al Bolsa Família e no BPC (Vantaggio del pagamento continuato).

Per avanzare nel campo sociale, era essenziale trovare una formula per produrre cooperazione tra i governi ai tre livelli della federazione. Pertanto, l’esistenza, in ogni ambito di azione, di reti di specialisti che si muovevano tra il mondo accademico e la pratica gestione pubblica. In questo contesto, sono state formulate diagnosi dell’eredità delle politiche precedenti e sono state prodotte innovazioni guidate da idee globali su cosa fare. In altre parole, il pensiero e le istituzioni hanno consentito la collaborazione intergovernativa, con un’eccezione.

Nel libro “Sicurezza Pubblica: un progetto per il Brasile”dal 2020, il professore Daniel Vargas, della FGV Law School, sostiene che le norme costituzionali e le opinioni opposte su questo argomento hanno bloccato il progresso. Da un lato, la Carta del 1988 istituiva un regime di sicurezza decentralizzato, con il baricentro negli Stati; compartimentalizzati tra i diversi organi preposti al mantenimento dell’ordine e al contrasto alla criminalità (polizia, Pubblico Ministero, Magistratura e sistema penitenziario); e rigido, per la fissazione, dettagliata nella legge, delle responsabilità di ciascuno di essi.

D’altro canto, due visioni influenti e diametralmente opposte hanno reso difficile la convergenza attorno a soluzioni istituzionali innovative. Il primo, tipico della destra, che ne usa e abusa a fini elettorali, è il punitivismo. In altre parole, nella sua versione più raffinata, la convinzione che le cose possano essere risolte con più carcere e con un inasprimento del diritto penale. La sua traduzione più cruda è la legittimazione della violenza sfrenata della polizia.

La seconda visione sarebbe tipica dei progressisti. Questi, prigionieri della memoria degli eccessi della dittatura militare, non riescono ad andare oltre la loro opposizione di principio al primato della barbarie offerto dal punitivismo.

In democrazia, le esperienze negli Stati non mancavano. Sebbene promettenti, furono abbandonati senza generare eredità durature. Né è mancata la consapevolezza della necessità di un coordinamento federativo nella legge del 2018 che ha creato l’ Sosp (Sistema Unico di Pubblica Sicurezza), nonché nella proposta del Ministro della Giustizia, Ricardo Lewandowski trasformarlo in norma costituzionale.

Ma tutto continuerà così com’è – un disastro consumato – finché, prima, non emergerà una comunità di esperti più pragmatica e influente, capace di costruire consenso e pensare a incentivi per la cooperazione tra le entità della federazione e i diversi organismi del sistema di sicurezza. . E, in secondo luogo, soprattutto finché Brasilia non sarà disposta a prestare la dovuta attenzione a quella che è una priorità per i brasiliani.


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Luca

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