Turull chiede a Bolaños in una lettera di non graziarlo per non “imbiancare” la Corte Suprema | Notizie dalla Catalogna
Jordi Turull, segretario generale di Junts, ha inviato una lettera al ministro della Giustizia, Felix Bolaños, in cui chiede al governo di non applicare l’indulto alla parte della pena che resta pendente, vale a dire 12 anni di squalifica per peculato derivante dalla sentenza del processo. Nella lettera, Turull sostiene che un’eventuale grazia significherebbe “imbiancare” la Corte Suprema, che gli ha negato l’amnistia. “Un’ipotetica concessione dell’indulto significherebbe, a mio avviso, insabbiare l’operato palesemente prevaricatore dei cinque giudici che hanno negato ingiustificatamente e arbitrariamente l’applicazione della legge sull’amnistia (ad eccezione della giudice Ana Ferrer) e la volontà del legislatore, “, sostiene.
Nella lettera, datata venerdì, Turull afferma di non aver mai chiesto la grazia: non quando gli è stata concessa nel 2021 e gli ha permesso di uscire di prigione insieme ad altri leader indipendentisti, né adesso. Tuttavia, chiunque può chiedere la grazia per conto di un altro e questo luglio un cittadino, di cui Turull sostiene di non sapere nulla, ha chiesto la grazia per lui lo scorso luglio. Quella richiesta ha innescato l’intera macchina giudiziaria e l’apertura di un fascicolo. In attesa della nuova relazione della Corte Suprema, il procuratore aggiunto ha espresso parere favorevole e la Procura dello Stato non si è pronunciata né a favore né contro.
Turull ricorda che la legge prevede l’applicazione dell’amnistia se non vi è stato alcun arricchimento personale. “I giudici non solo ritengono incostituzionale la norma ma, insolitamente, affermano che mi sono arricchito, anche se non vi è alcun ragionevole dubbio che ciò non sia avvenuto”, afferma Turull, sottolineando che la sua grazia servirebbe solo a diluire l’atteggiamento “ribelle” di i giudici che accusa di essere responsabili della mancata concessione dell’amnistia a molte persone processate e condannate durante il processo. “È la prova che i giudici stanno mettendo a dura prova il potere legislativo (…). Concedermi la grazia non risolverebbe questo grosso problema ma aiuterebbe a diluire la condotta dei magistrati ribelli”, aggiunge, sottolineando che ora è in attesa della decisione della Corte Costituzionale della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.