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L’euro prolunga l’emorragia e gli “hedge fund” scommettono già sulla parità con il dollaro | Mercati finanziari



L’inizio dell’anno non è servito a fermare l’emorragia dell’euro. La tendenza ribassista che prevale dallo scorso settembre si è accentuata nei primi due giorni del 2025. Nel suo cambio rispetto al dollaro, la moneta europea si trova intorno ai minimi di novembre 2022 e si trova già sotto 1,03 biglietti verdi. Le prospettive non sono molto più promettenti. In un contesto segnato dalla debolezza economica dell’Eurozona e dalla divergenza tra la politica monetaria degli Stati Uniti e quella della BCE, il fondi speculativi Stanno scommettendo sulla parità euro-dollaro. Secondo i dati di Bloomberg, giovedì, il primo giorno lavorativo del 2025, sono stati scambiati quasi 2,5 miliardi di euro in opzioni che puntano alla parità tra le due valute e a prezzi ancora più bassi per l’euro. “Manteniamo una posizione ribassista sull’euro-dollaro, puntando alla parità nel medio termine”, sottolineano in una nota gli analisti della Danske Bank.

L’ultima volta che l’euro è sceso sotto il biglietto verde è stato nel settembre 2022, quando le banche centrali hanno intrapreso un aggressivo rialzo dei tassi per ripristinare la stabilità dei prezzi e hanno alimentato i timori di recessione nel blocco europeo, una regione più esposta allo shock energetico generato dall’invasione dell’Ucraina. Sebbene i prezzi del gas siano lontani dai massimi registrati nell’agosto 2022, gli analisti di ING sottolineano che il rimbalzo che il carburante ha sperimentato all’inizio dell’anno aggiunge pressione alla valuta europea.

Nell’agosto 2022 i futures del gas in Europa hanno superato i 300 euro, ben lontani dai 50 registrati nelle ultime sedute una volta scaduto il contratto di fornitura russa all’Unione Europea attraverso l’Ucraina. Il provvedimento era noto in anticipo, ma arriva in un momento segnato dal calo delle temperature che ne ha intensificato i consumi. “Le preoccupazioni per la crescita e l’aumento dei prezzi del gas continuano ad essere un argomento ribassista per le valute europee”, sottolineano dall’entità olandese.

L’aumento dei prezzi dell’energia, oltre a rappresentare un ostacolo al raggiungimento dell’obiettivo del 2% perseguito dalle banche centrali, rappresenta una minaccia per le deboli prospettive di crescita della zona euro. Dati come il PMI pubblicato questa settimana confermano la delicata situazione dell’eurozona. A dicembre il settore manifatturiero è sceso a 45,1 punti, il minimo su tre mesi.

La BCE è consapevole di questa realtà e nella riunione di fine anno ha rivisto al ribasso le prospettive di crescita. L’organizzazione europea prevede che nel 2025 il Pil aumenterà dell’1,1%, due decimi in meno di quanto previsto in precedenza. Nei loro ultimi interventi, alcuni membri dell’organizzazione europea, come il vicepresidente Luis de Guindos, hanno riconosciuto che la debole crescita è oggi la principale minaccia, un rischio accentuato dall’instabilità politica di paesi come la Germania o Francia, entrambe grandi economie della regione.

Un’economia in deterioramento e un’inflazione resiliente (l’IPC spagnolo a dicembre è rimbalzato al 2,6%) rappresentano lo scenario peggiore affinché la BCE possa continuare a ridurre i tassi. Nonostante la resistenza mostrata dai prezzi, gli investitori credono che questa volta Christine Lagarde darà priorità alla crescita e continuerà ad abbassare il prezzo del denaro. Gli operatori di mercato scontano tra i quattro e i cinque tagli dei tassi nel 2025, rispetto ai due previsti per gli Stati Uniti. La divergenza tra le politiche monetarie eserciterà una pressione al ribasso sulla valuta comunitaria.



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Luca

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