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‘Guimerà, il Nobel senza premio’, una bella lezione di ripasso | Cinema e televisione



Prudente, lungo (forse troppo) e con testimonianze solventi e abbondanti. Il documentario Guimerà, el Nobel sense premi sono tre episodi di poco più di mezz’ora che vengono caricati su 3Cat e che sono stati trasmessi la domenica sera dall’emittente lineare, fusi uno dopo l’altro. Il fulcro della trama è la candidatura al Nobel di Àngel Guimerà che l’Accademia delle buone lettere e l’Institut d’Estudis Catalans (nel 1912) presentarono ogni anno tra il 1907 e il 1923. In totale, diciassette volte, tutte infruttuose.

Il racconto comincia ricordando un errore già segnalato nel 1972 dal catalanofilo Bertil Maler. Secondo la biografia di Josep Miracle, nel 1904 Guimerà era il candidato preferito per l’Accademia svedese, ma “per motivi di prestidigitazione di cancelleria” gli fu negato. Il Premio Nobel per la letteratura è stato vinto da Frederic Mistral e José Echegaray, curiosamente il principale traduttore spagnolo dell’opera di Guimerà. Qualche settimana dopo, Miracle chiarì il suo errore, frutto di un’errata datazione di una foto. Da questo errore nasce una menzogna, che il documentario non supporta: lo Stato spagnolo rubò il Nobel a Guimerà quell’anno.

L’attrice Àngels Gonyalons, che ha cantato il Mar e Cel di Dagoll Dagom nel 1988, è la conduttrice del documentario. Una scelta che potrebbe far discutere, ma che risolve il compito con sobrietà. Ed è proprio lei a portare lo spettatore a Stoccolma per consultare gli archivi del comitato del Nobel. Si tratta di una documentazione su cui hanno già lavorato i professori Enric Gallén e Dan Nosell (filologo dell’Università di Uppsala) che hanno pubblicato un libro nel 2011 sull’argomento. Entrambi partecipano al programma. Guimerà, Nobel sense premi spiega bene le cose, anche se conosciute, almeno in ambiti accademici ristretti che il lavoro di Pep Antoni Roig e Jordi Escofet, i suoi direttori, trasferisce a un pubblico più vasto. Una bella lezione di ripasso.

Il fatto che Guimerà non abbia ricevuto il Nobel ha diverse spiegazioni. Uno, il più permanente, è che il suo sostegno accademico era debole. L’Accademia delle Buone Lettere non poteva competere con istituzioni meglio collegate al circuito internazionale. Certo la Rae non ha mai scommesso su Guimerà, ma Roig esclude che ci sia stata una guerra sporca da parte dello Stato spagnolo. “Non abbiamo voluto fare il gioco dei complotti perché non ne abbiamo trovati”, ha detto alCompriamo. Da quando è stata dichiarata la Prima Guerra Mondiale, il comitato del Nobel è stato particolarmente riluttante a premiare la letteratura associata a nazionalismi non egemonici, introducendo criteri geopolitici nelle sue decisioni. Guimerà si distinse politicamente come catalano radicale. E negli anni Venti Guimerà non era più così efficace.

A parte questo aspetto e senza pretesa di essere una biografia esaustiva dello scrittore, il documentario effettua escursioni in altri aspetti della sua vita. Il film parla dell’omosessualità di Guimerà senza fornire troppi dettagli e citando una figura femminile, un presunto amore giovanile di El Vendrell, che può offuscare la comprensione dello spettatore. Xavier Albertí e Albert Arribas (Guimerà, uomo simbolico2016) ha approfondito la “sessualità nascosta” di Guimerà, che non ha mai parlato della sua condizione. Un silenzio che gli uomini di teatro rintracciavano nei personaggi del drammaturgo. “Sesso oscuro, sadismo, inversione dei ruoli attivi e passivi nella coppia… Il successo mondiale di Àngel Guimerà non è stato casuale. Questo personaggio ambizioso (…) non era lo stereotipo del leccapiedi che volevano venderci da tanto tempo”, ha scritto Josep Maria Benet i Jornet. Guimerà è sepolto, come mostra il documentario, insieme al patrizio catalano Pere Aldavert.

Nato a Santa Cruz de Tenerife da padre catalano e madre delle Canarie, Agustí Guimerà non riconobbe i suoi due figli finché la famiglia non si stabilì a Barcellona e il matrimonio regolarizzò la loro situazione con un matrimonio nel 1854. Il documentario si reca a Tenerife per incontrare una simpatica gruppo di parenti e un regista teatrale. La conversazione, però, non è molto proficua. È chiaro, ovviamente, che tutti lo considerano un catalano, un separatista. Il documentario, serio, senza fronzoli inutili, è stato visto da 180.000 telespettatori (11,8% dello screen share).

Guimerà non è stato l’unico scrittore catalano proposto per il Premio Nobel per la letteratura. C’è stata più di una campagna. Il Parlamento lo ha chiesto per Miquel Martí e Pol; la Società Catalana Nordamericana, per Foix; il Pen Club della Catalogna, per Espriu. Ci sono i casi Carner, Porcel… E niente di niente. In generale, queste proposte sono fatte per onorare l’autore, ma anche e soprattutto, cercando di trovare un potente portavoce della cultura catalana.



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Luca

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