Dino blocca parte degli emendamenti della commissione Senato
Il ministro della Corte Suprema Federale (STF), Flávio Dino, ha respinto lunedì (30) una richiesta del Senato e ha bloccato gli emendamenti della commissione indicati dai senatori.
Dino autorizzò però il pagamento degli emendamenti già impegnati (riservati nella Finanziaria) fino al 23 dicembre, purché non fossero inseriti in una lettera inviata dalla Camera alta al governo, ritenuta nulla.
In precedenza, il gruppo legale del Senato aveva informato il ministro di aver rispettato le regole imposte per l’esecuzione dei trasferimenti e aveva chiesto lo svincolo delle risorse entro questo martedì (31). Nella risposta, Dino ha sottolineato che la legge per stabilire misure di trasparenza e tracciabilità nell’indicazione degli emendamenti è stata approvata dallo stesso Congresso.
“Ancora una volta, a differenza delle versioni errate, non si tratta di ‘invadere’ la sfera del potere legislativo o di ‘giudizializzare’ la politica. Si tratta di un legittimo controllo giurisdizionale sulla validità degli atti amministrativi, grazie alle norme approvate dal Congresso Nazionale”, ha affermato.
La settimana scorsa, il ministro ha sospeso 4,2 miliardi di R$ negli emendamenti della commissione della Camera dei Deputati. Ha sottolineato che i valori erano stati indicati dai vertici dei partiti, non dai comitati, senza presentare i verbali con i dati del parlamentare responsabile del trasferimento.
Domenica (9) ha mantenuto il divieto, ma ha liberato parte dei trasferimenti. “Come impegnare un ‘emendamento della commissione’ la cui indicazione del beneficiario e l’importo da trasferire a lui non sono stati approvati dalla Commissione?”, si chiede Dino nella decisione di lunedì.
Il ministro ha affermato che al Senato è “maggiore il livello di trasparenza” per avere “responsabilità individualizzate” tra i leader, in relazione a ciascuna nomina
di “emendamento del comitato”.
“Questo controllo da parte della Collegiata parlamentare non è un dettaglio di poco conto, poiché tutti i senatori sono uguali quando si tratta di modificare il processo legislativo di bilancio”, ha sottolineato.