La riscossione delle imposte decolla: supera del 40% il reddito pre-pandemia | Economia
La riscossione delle tasse è sulla buona strada per battere tutti i record. Se nei due anni precedenti la pandemia aveva superato di poco i 200 miliardi di euro all’anno – un livello storico raggiunto solo prima dello scoppio della bolla immobiliare – dopo lo tsunami sanitario tale soglia è stata ben al di sotto. Solo tra gennaio e novembre le grandi tasse statali hanno erogato 273.993 milioni di euro, il 38% in più rispetto allo stesso periodo del 2019. L’Irpef è l’imposta più potente del sistema e motore di crescita in termini di volume: ha contribuito con 121.069 milioni Finora quest’anno, il 7,5% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. “A un mese dalla fine dell’anno il reddito aumenta dell’8,3% (…). Reddito in termini omogenei fino a novembre [en el que se ingresaron más de 19.000 millones de euros] crescono del 7,9%, due decimi in più rispetto all’aumento accumulato fino al mese scorso”, afferma l’Agenzia delle Entrate nel suo ultimo rapporto sulla riscossione.
Le imposte sui redditi sono aumentate dell’8,4% nei primi 11 mesi dell’anno – in termini omogenei, cioè depurati da fattori eccezionali – grazie all’aumento delle ritenute su lavoro e capitale e sulle rateizzazioni, riflettendo il vigore dimostrato dal mercato del lavoro e gli aumenti salariali registrati negli ultimi anni. Novembre, inoltre, è il mese in cui viene effettuato il secondo versamento dei redditi da parte dei contribuenti che hanno avuto una dichiarazione in sospeso. Sia il settore privato che quello pubblico hanno registrato incrementi prossimi al 10%, così come nel caso delle pensioni. Per quanto riguarda le ritenute sulle plusvalenze, l’aumento è stato molto più marcato, 40,6% quest’anno; In eccezionale crescita anche i dividendi e le ritenute derivanti dalle plusvalenze dei fondi di investimento, questi ultimi con una crescita cumulata di oltre il 67%.
Dall’altra parte della bilancia ci sono gli aiuti concessi per alleviare l’impatto della dana nei comuni valenciani colpiti: il differimento concesso nella campagna dei redditi ha sottratto 307 milioni, che saranno versati nel febbraio del prossimo anno.
La riscossione dell’imposta sulle società ha conosciuto un aumento ancora maggiore dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, pari al 9,5% fino a novembre in termini omogenei, un risultato generato dall’aumento dei pagamenti rateali a sua volta guidato dal miglioramento degli utili aziendali. Il buon andamento è generalizzato, sia nelle grandi imprese e gruppi, sia nelle PMI, con un risultato di 33.926 milioni di euro ricevuti finora quest’anno. Le entrate IVA sono aumentate nell’anno del 6,6% (a 86.374 milioni), anche per il recupero delle imposte sull’energia. A novembre è stato recuperato l’incasso dell’Imposta sul valore della produzione dell’energia elettrica (484 milioni), sospeso lo scorso anno, e l’Agenzia delle Entrate ricorda che a dicembre inizierà anche la graduale fine delle riduzioni dell’imposta da notare la tassazione alimentare – che finirà definitivamente con l’avvio del nuovo corso – approvata per mitigare la crisi inflazionistica. Analoga evoluzione stanno vivendo le tasse speciali, con un aumento delle entrate intorno al 6%.
Il deficit scende all’1% del Pil
Il buon andamento delle entrate ha portato anche ad una riduzione del disavanzo della pubblica amministrazione, che a fine ottobre si attestava all’1,05% del Pil, pari a 16.671 milioni. Questa cifra rappresenta il 15% in meno rispetto allo stesso periodo del 2023. L’Amministrazione centrale concentra il saldo negativo maggiore, 1,48%, superiore a quello di un anno fa e causato in parte dalla liquidazione 2022 del sistema di finanziamento delle comunità autonome e degli enti locali. Questi due sottosettori, infatti, hanno registrato eccedenze rispettivamente di 0,39 (6.176 milioni) e 0,06% (nel caso dei comuni i dati si riferiscono a settembre). Anche la Previdenza Sociale ha raggiunto settembre con entrate leggermente superiori alle uscite, pari allo 0,04% del PIL.
Il Ministero delle Finanze ha anche pubblicato l’evoluzione dei conti dello Stato fino a novembre, in cui si può vedere l’impatto di questi trasferimenti di fondi: il deficit registrato è del 2,35% del PIL ovvero di 37.228 milioni di euro. La liquidazione del sistema di finanziamento ha significato per lo Stato un aumento dello squilibrio di 13.523 milioni rispetto all’anno precedente. “Inoltre, l’aggiornamento degli acconti per il 2024 delle comunità autonome e degli enti locali ha comportato un ulteriore aumento di 10.348 milioni rispetto allo stesso periodo del 2023”, si legge in una nota del ministero. Entro la fine di quest’anno il Governo si è impegnato con Bruxelles ad abbassare al 3% i numeri rossi di tutte le pubbliche amministrazioni.