Gli Stati Uniti chiedono il rilascio della giornalista russo-statunitense Alsa Kurmasheva
In un processo a porte chiuse, un tribunale russo ha condannato la giornalista a sei anni e mezzo di carcere.
Lunedì gli Stati Uniti hanno chiesto il rilascio della giornalista russo-statunitense Alsa Kurmasheva di Radio Free Europe/Radio Liberty (RFE/RL). Un tribunale russo l’ha condannata lunedì a sei anni e mezzo di carcere in un processo a porte chiuse per aver diffuso false informazioni sull’esercito russo. Ne dà notizia TASR, in base a un rapporto AFP.
“È una giornalista impegnata che è stata presa di mira dalle autorità russe per il suo impegno intransigente nel dire la verità e per i suoi principi… Ribadiamo che dovrebbe essere rilasciata”, ha dichiarato ai giornalisti il portavoce del Dipartimento di Stato americano Matthew Miller. Reporter senza frontiere (RSF) ha espresso indignazione per il verdetto, che ha definito ingiustificato.
Il verdetto è stato emesso da un tribunale della città di Kazan venerdì, lo stesso giorno in cui un tribunale di Ekaterinburg ha condannato il giornalista statunitense del Wall Street Journal Evan Gershkovich a 16 anni di carcere per spionaggio. Secondo il sito web della Corte Suprema dei Tartari, la Kurmasheva è stata condannata per aver diffuso false informazioni sull’esercito russo.
Prima del suo arresto, la Kurmasheva viveva a Praga con il marito e i figli. Lo scorso maggio si è recata in Russia per motivi familiari. A giugno è stata trattenuta all’aeroporto di Kazan prima del volo di ritorno e le sono stati confiscati sia il passaporto americano che quello russo. Le autorità russe hanno prima multato la giornalista 47enne per non aver dichiarato la sua doppia cittadinanza. Secondo la BBC, in Russia è illegale non dichiarare il passaporto statunitense. A ottobre, la giornalista è stata arrestata e accusata di aver diffuso false informazioni sulle forze armate russe, in base a una legge approvata dalla Russia poco dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina.
Il lavoro della Kurmasheva si è spesso concentrato sui problemi delle minoranze etniche della Russia centrale. Secondo la BBC, si ritiene che la sua condanna possa essere legata a un libro da lei pubblicato nel 2022, intitolato Say No to War. Il libro contiene interviste e storie di russi che si sono opposti all’invasione dell’Ucraina.