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La STF forma la maggioranza per convalidare il contratto di lavoro intermittente


La forma di assunzione attuata dalla riforma del lavoro consente al lavoratore di essere chiamato a lavorare in periodi specifici

O STF (Corte Suprema Federale) ha deciso, a maggioranza, di convalidare il contratto di lavoro intermittente, modalità introdotta dall’art riforma del lavoro 2017. Questa forma di assunzione consente al lavoratore di essere chiamato al lavoro in determinati periodi, e di rimanere senza lavoro in altri periodi. Il ministro Cristiano Zanin è stato uno di coloro che si è espresso a favore della costituzionalità di questo modello, suggerendo che il contratto dovrebbe essere risolto dopo un anno senza che il lavoratore venga citato in giudizio. Anche il presidente della STF, Luís Roberto Barroso, ha sostenuto questa posizione, così come altri ministri, tra cui Alexandre de Moraes, André Mendonça, Nunes Marques e Gilmar Mendes.

Luiz Fux, invece, ha presentato una proposta che fissa un termine di 18 mesi affinché il Congresso Nazionale possa rivedere la legislazione, sostenendo che le norme attuali non sono sufficienti a garantire i diritti dei lavoratori. Il relatore del caso, Edson Fachin, e la ministra in pensione Rosa Weber hanno votato contro la convalida, sottolineando che i cambiamenti potrebbero lasciare i lavoratori in situazioni di incertezza, compromettendone la dignità e il sostentamento.

Le azioni che mettono in discussione la costituzionalità del contratto intermittente sostengono che questa modalità rende più flessibili i diritti sociali essenziali e viola il principio della dignità umana. Fachin ha sottolineato che la creazione di un contratto che non garantisce la fornitura di servizi e il pagamento degli stipendi rappresenta una rottura significativa nel sistema del lavoro.

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Zanin, nella sua argomentazione, ha sottolineato che il contratto intermittente deve essere definito dall’alternanza tra periodi di lavoro e di inattività, e non dalla prerogativa del datore di lavoro di convocare unilateralmente il lavoratore. Ha inoltre sottolineato che la legislazione attuale non impone al datore di lavoro l’obbligo di informare su future convocazioni, il che può creare insicurezza per i dipendenti.

Pubblicato da Felipe Dantas

*Rapporto prodotto con l’aiuto dell’intelligenza artificiale





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Luca

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