Il libro immaginario di Borges diventa realtà | Cultura
IL Primo Enciclopedia di Tlon Racconta tutto ciò che si sa di Tlön, della sua geografia, dei suoi costumi, della sua gastronomia, del suo pensiero. I cittadini di Tlön, ad esempio, sono più interessati alla psicologia che alla filosofia e invece di muoversi alla ricerca della Verità, lo fanno alla ricerca della Meraviglia. In alcune lingue Tlön ci sono solo verbi e nessun sostantivo. A Tlön ci sono tigri trasparenti e torri di sangue. Ma forse la cosa più notevole è che a Tlön prevale una filosofia idealista radicale: le idee e il linguaggio contano più della realtà stessa. Qui infatti non ci sono sostenitori dell’esistenza di un presente, né di una realtà oggettiva. Se qualcuno dimentica qualcosa, quel qualcosa cessa di esistere. D’altra parte, quell’enciclopedia il leggendario è recentemente entrato in vigore nella nostra realtà tangibile.
Sappiamo di Tlön che si tratta di un pianeta immaginario, creato da una società segreta del XVII secolo chiamata Orbius Tertius, “guidata da un oscuro uomo di genio”, che promuove la scrittura di quell’enciclopedia sul mondo inventato. Un gioco che finisce per diventare un progetto monumentale, portato avanti da diverse generazioni, che vanno sempre più lontano. Fino a quando l’idea di Tlön comincia a invadere e sostituire la realtà della Terra: “Il mondo sarà Tlön”.
E sappiamo anche che, come in un gioco di bambole russe, l’idea di Orbius Tertius come creatore di Tlön è nata, a sua volta, in un racconto di Jorge Luis Borges, Tlön, Uqbar, Terzo Mondoche era incluso nel volume Finzioni (1944) dopo aver sfogliato altre collezioni di ritratti. “Devo la scoperta di Uqbar alla congiunzione di uno specchio e di un’enciclopedia”, esordisce l’argentino. In quel racconto, Borges trova in un volume un riferimento al paese di Uqbar, che non trova in nessun altro testo, come se non esistesse o come se esistesse solo all’interno di quel libro. Uno degli eresiarchi di quel luogo, tra l’altro, fa una citazione famosa: “Gli specchi e la copula sono abominevoli, perché moltiplicano il numero degli uomini”.
Col tempo, l’autore e il suo inseparabile amico e compagno di ossessioni Adolfo Bioy Casares scoprono, attraverso un volume rinvenuto nel Prima Enciclopedia di Tlön, che Uqbar è un paese su quel pianeta chiamato Tlön, e che quel pianeta è stato inventato dalla suddetta società segreta di intellettuali e filosofi. “Ora avevo tra le mani un vasto frammento metodico della storia totale di un pianeta sconosciuto, con la sua architettura e i suoi ponti, con il terrore delle sue mitologie e il mormorio delle sue lingue, con i suoi imperatori e i suoi mari, con i suoi minerali e i suoi uccelli e i suoi pesci, con la sua algebra e il suo fuoco, con le sue controversie teologiche e metafisiche. Tutto questo articolato, coerente, senza scopo dottrinale visibile o tono parodico”, scrive Borges in un’enumerazione molto borgesiana.
“La narrativa inventa tutte le cose e inventa anche i libri”, afferma Juan Casamayor, editore di Páginas de Espuma. La famosa storia è una riflessione sugli strani anelli che formano realtà e finzione, e anche, per quanto riguarda la già citata enciclopedia, su come i libri possano modellare la realtà (l’informazione, in generale, come sappiamo in tempi di bufale e notizie false). Ora realtà e finzione prendono un’altra strana svolta. Páginas de Espuma presenta un progetto guidato dallo scrittore messicano Jorge Volpi, il Primo Enciclopedia di Tlonche sfugge alla finzione di Borges, almeno al suo volume XI, che è quello che appare nel racconto, e approda nella nostra realtà fatta di atomi. Un libro immaginario, insomma Necronomicon di HP Lovecraft Il re giallo di Robert W. Chalmers, che assume una dimensione reale.
“Questo libro può essere letto in tre modi. Letteralmente, come il facsimile della prima copia conosciuta del Enciclopedia di Tlon. Metaforico, come il prodotto di una società segreta e benevola emersa per inventare un paese. Oppure fantastico, come un’antologia di scrittori di racconti under 40, uno per ogni paese di lingua spagnola», spiega Volpi, che tra l’altro assumerà presto il suo nuovo incarico di direttore del centro culturale Conde Duque di Madrid.
Nella storia originale il volume è citato come Una prima enciclopedia di Tlön. vol. XI. Hlaer a Jangril libro che Borges ritrova, e che ora è riprodotto esattamente come è fisicamente descritto nella fiction, con estrema cura e precisione, pur senza raggiungere le 1001 pagine (la numerazione, ad arte del birlibirloque, se arriva). Volpi propose il progetto a Casamayor, che affidò la cura editoriale a Paul Viejo (indicato nel volume come George Foxes, Paul Oldman e John Manor House).
«L’idea ci calzava a pennello perché abbiamo compiuto 25 anni e questo potrebbe essere un libro di punta per questa casa editrice dedicata al genere breve, che all’inizio era anche molto dedita alle antologie. Il libro tra i libri creato dal narratore tra i narratori: Borges”, spiega Casamayor. “Anche se all’inizio non pensavo che potessimo farcela perché richiedeva un lavoro di riproduzione molto complesso”, aggiunge.
Per realizzare questa versione presumibilmente reale del volume si sono avvalsi dell’aiuto di 20 autori di racconti sotto i 40 anni, ciascuno proveniente da un paese iberoamericano, alcuni più conosciuti, altri ritrovati attraverso minuziose ricerche. Ad esempio, la spagnola Irene Reyes-Noguerol, la cilena Paulina Flores, l’argentina Marina Closs o il guatemalteco Rodrigo Fuentes. Fu data loro completa libertà affinché, ispirandosi alla storia, potessero ideare una voce nell’enciclopedia che trattasse una questione tlöniana. “Un’enciclopedia è per natura un’antologia, non riunisce mai la realtà completa, seleziona alcune cose e ne tralascia altre”, riflette Viejo. “Per realizzarlo abbiamo studiato nel dettaglio sia il contenuto che la forma”, aggiunge.
In effetti, il volume ricrea l’aspetto del libro descritto, nei minimi dettagli, dal maestro argentino. Sembra, diciamo annatada a Enciclopedia Britannica (quello che Borges ha trasferito così tanto), con le sue pagine macchiate, il suo testo molto serrato (“quasi impossibile entrarci per piacere”, dice Viejo), le sue illustrazioni e gli oggetti smarriti all’interno: una cartolina e un biglietto fare shopping nella libreria American Books, in via Corriente 455 a Buenos Aires, frequentata dall’autore. Tra i libri che compaiono in questo biglietto, Di fantasia (ancora una volta realtà e finzione sono intrecciate) sono Milton, Joseph Conrad e Thomas Carlyle, molto amati dall’argentino.
Forse questa edizione palpabile di questo libro tradizionalmente romanzato è una prima incursione di Tlön nella nostra realtà: forse presto tutto il resto sarà Tlön.
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