Le nanoplastiche possono danneggiare l’effetto degli antibiotici, secondo uno studio
Uno studio condotto dall’Università di Umeå, in Svezia, mostra che le particelle di plastica non solo danneggiano l’ambiente, ma possono danneggiare il corpo umano. Secondo il gruppo di ricerca, possono compromettere l’effetto degli antibiotici e aiutare l’organismo a sviluppare resistenza ai farmaci.
Consideriamo nanoplastiche tutte le particelle di plastica più piccole di un millesimo di millimetro. Per le loro dimensioni possono essere trasportati nell’aria, sono presenti ad alte quote anche negli ambienti chiusi e hanno una grande capacità di penetrare nel corpo umano. Le particelle di nylon, materiale comunemente utilizzato nella vita di tutti i giorni, sono le più pericolose.
“I risultati sono allarmanti considerando quanto sono comuni le nanoplastiche e perché antibiotici efficaci per molti potrebbero fare la differenza tra la vita e la morte”, afferma Lukas Kenner, professore del dipartimento di biologia molecolare dell’Università di Umeå e autore dello studio pubblicato su Scientific Rapporti.
L’antibiotico utilizzato nello studio era la tetraciclina, un medicinale comune in grado di combattere un ampio gruppo di batteri. Gli scienziati hanno scoperto che le nanoplastiche, soprattutto quelle del nylon, si legano all’antibiotico e possono trasportarlo attraverso il flusso sanguigno, impedendone l’azione nei luoghi in cui avrebbe dovuto essere destinato. Il risultato di questo effetto è la necessità di applicare dosi più elevate, che possono stimolare le mutazioni e selezionare batteri più resistenti.
“Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche per chiarire le connessioni e le possibili misure, possiamo concludere dai nostri risultati che le nanoplastiche rappresentano un rischio per la salute che dovrebbe essere preso più sul serio”, afferma Kenner.
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