Il caso svela una zona grigia della libera espressione nel mirino della STF – 11/11/2024 – Power
Il caso del giornalista Breno Altman, condannato a fine ottobre pagare un risarcimento e rimuovere i post relativi al conflitto tra Israele e il Hamasriaccende il dibattito sui limiti di libertà di espressioneall’ordine del giorno STF (Corte suprema federale) con un caso di portata generale.
La libertà di espressione in Brasile ha dei limiti quando si scontra con altri diritti, ma questo confine, dicono gli esperti, in alcuni casi finisce in una zona grigia.
Nel caso di Altman, il giudice Paulo Bernardi Baccarat, del XVI Tribunale Civile di San Paolo, ha accolto la richiesta avanzata dal Conib (Confederação Israelita do Brasil) di rimuovere 5 dei 20 post sui social media. In due di essi, il giornalista dice, parlando di Hamas, che “non importa di che colore siano i gatti, basta che cacciano i topi”.
Il giudice ha considerato il riferimento razzista, poiché il termine “ratto” era storicamente associato agli ebrei in un contesto genocida.
In relazione agli altri tre incarichi, il giudice ha ritenuto che vi fosse stato un atto di razzismo nei confronti degli ebrei sionisti, “come ad esempio definirli piccolo-borghesi corrotti dalla dottrina razzista, paurosi, razzisti, ecc.”
La difesa di Altman ha negato il razzismo e ha affermato che avrebbe presentato ricorso basandosi sul diritto alla libertà di espressione. Il giornalista, che è ebreo, sostiene che la sua posizione è contro il genocidio di Israele a Gaza.
L’opportunità di sviluppare parametri sulla libertà di espressione prevede il processo presso la STF di un caso riguardante un testo pubblicato nel 2007 dal PEA (Projeto Esperança Animal) riguardante la Festa do Peão de Boiadeiro de Barretos, a San Paolo.
All’epoca, l’organizzazione aveva criticato la celebrazione per l’uso del sedém —una cintura usata sugli animali per farli saltare— e le era stato ordinato di cancellare l’evento dall’elenco delle feste che praticavano crudeltà sugli animali e di pagare un risarcimento, tra le altre misure.
Il TJ-SP (Corte di Giustizia di San Paolo) ha interpretato che l’organizzazione ha abusato dei suoi diritti associando il partito a maltrattamenti senza presentare prove.
L’esecuzione della decisione è stata tuttavia sospesa dalla STF, che ora i giudici fanno appello con ripercussioni generalicioè, con ricadute su altri casi simili, sulla “definizione dei limiti della libertà di espressione in opposizione ad altri diritti di pari gerarchia giuridica”.
Il relatore, il ministro Luís Roberto Barroso, ha affermato che probabilmente presenterà il suo voto sull’argomento questo semestre. Successivamente la discussione dovrà essere tenuta in plenaria.
Sebbene il caso sia molto diverso da quello di Altman, può aiutare a orientare ciò che deve essere protetto dalla libertà di espressione e, successivamente, ciò che dovrebbe essere vietato, afferma Raísa Cetra, direttrice esecutiva di Artigo 19, una ONG focalizzata sulla libertà di espressione .
Afferma che mancano ancora parametri più chiari, nonostante l’esistenza di importanti decisioni in materia nella Magistratura. Tra questi c’è quello che ha portato allo stravolgimento, nel 2009, della Legge sulla Stampa, un insieme di norme create durante il dittatura militare quello prima della censura.
Nel corso del tempo, le decisioni relative a questa azione non sono state coerenti tra loro, afferma Cetra.
Per lei la tutela della libertà di espressione deve essere resa più chiara, soprattutto se collegata al discorso pubblico e alla promozione del dibattito democratico. Solo partendo da questa base più solida ci sarà la fiducia necessaria per discutere le restrizioni necessarie, dice.
L’incitamento all’odio e gli attacchi alla democrazia sono esempi di limiti, poiché essi stessi possono mettere a repentaglio la libertà di espressione. Vanno però analizzati nella loro concretezza, dice l’esperto.
Nel caso della Festa do Peão, l’articolo 19 valuta che vi sia una violazione della libertà di espressione e dell’interesse pubblico.
La condanna di Altman illustrerebbe un “caso classico”, per Cetra: “un giornalista perseguito per aver trasmesso un argomento di interesse pubblico, tutelando una popolazione che subisce una palese violazione dei diritti in modo sistematico da parte di uno Stato”.
Secondo Pierpaolo Cruz Bottini, avvocato e docente presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università USPil caso di Altman esemplifica “questa sottile divisione tra libertà di espressione e insulto all’onore o incitamento all’odio”.
Ricorda che, in Brasile, la libertà di espressione può entrare in conflitto con i reati già previsti dalla legge.
“Questa zona di incertezza giuridica esisterà sempre in questi casi estremi. È il punto cieco del sistema giuridico, cioè quando due principi si confrontano e, nel caso specifico, il giudice dovrà decidere. Ma ce ne sono pochi di essi In generale è molto chiaro individuare se vi sia stata o meno una violazione dei limiti della libertà di espressione”, afferma Bottini.
Secondo lui, alcuni limiti della legislazione brasiliana sono il razzismo, il bullismo, i crimini contro l’onore e la menzogna intenzionale con l’obiettivo di danneggiare qualcuno.
Álvaro Jorge, professore della FGV Rio specializzato in temi legati alla STF e ai diritti fondamentali, afferma che la Corte Suprema ha cercato di “sistematizzare un po’ meglio” le categorie che limitano la libertà di espressione.
Tuttavia, casi specifici possono rappresentare una sfida quando si tratta di separare le opinioni legittime dai crimini. “Non importa quanto la Corte Suprema stabilisca alcuni parametri per la parola protetta, questo test avverrà sempre date le circostanze”, dice.