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Molte persone anziane hanno difficoltà a pagare in contanti

Il sondaggio evidenzia anche il fatto che non è detto che il possesso di contanti permetta di ottenere un biglietto per un concerto o un altro evento. È quanto emerge da un’indagine condotta dall’Ufficio del Mediatore per le Pari Opportunità.

A partire dalla fine di luglio di quest’anno, gli anziani di tutto il Paese sono stati invitati a compilare dei questionari e a raccontare in forma anonima le occasioni in cui hanno sperimentato l’esclusione digitale nell’accesso ai servizi o nell’acquisto di beni.

In totale sono stati compilati quasi duemila questionari elettronici e cartacei, oltre a incontri dal vivo con le comunità di anziani.

Secondo Jolita Miliuviene, Ombudsman ad interim per le pari opportunità del Seimas, nolo studio non è rappresentativo e non è sufficiente a identificare il problema.

“Abbiamo sintetizzato solo i primi dati dell’indagine, ma è già possibile affermare che una delle lamentele ricorrenti degli anziani è stata quella di non poter usufruire degli stessi servizi al pari degli altri acquirenti, proprio a causa della negazione della possibilità di pagare in contanti”, afferma l’autrice.

Dai questionari è emerso che un terzo (33%) delle persone con più di 55 anni ha incontrato difficoltà nei bar o nei ristoranti perché non poteva pagare in contanti.

Quasi la metà degli intervistati ha avuto problemi con il fatto che nei ristoranti sono disponibili solo menu elettronici.

Inoltre, un anziano su tre (36%) ha dichiarato di aver avuto problemi ad acquistare i biglietti per gli eventi perché erano disponibili solo online.

È chiaro che l’uso crescente dei pagamenti elettronici pone serie sfide e crea il potenziale di esclusione di una parte significativa della società”..

Alcune persone anziane non hanno forti competenze digitali o i mezzi finanziari per acquistare dispositivi intelligenti e altri strumenti.

Questo può ridurre il loro accesso ad alcuni servizi, soprattutto se non vengono fornite alternative”, commenta J. Miliuvienė.

L’autrice ha affermato che, sebbene il passaggio al digitale non implichi di per sé una discriminazione, il processo dovrebbe mantenere il principio di proporzionalità e potrebbe essere più facile da usare.

“Vale la pena riconoscere che non tutti sono ricettivi all’innovazione, quindi forse dovrebbe esserci un periodo di transizione verso il progresso digitale, in cui le vecchie soluzioni possono essere utilizzate insieme a quelle moderne”, suggerisce il Mediatore.

L’Ufficio ricorda che il digital divide è definito come situazioni in cui i servizi quotidiani sono disponibili solo in formato digitale e la persona che vuole accedervi non è in grado di utilizzare le tecnologie intelligenti o altri strumenti digitali (per mancanza di competenze o di accesso ai dispositivi o a Internet).

Secondo EUROSTAT, l’anno scorso il 33% dei lituani di età compresa tra i 55 e i 64 anni aveva competenze digitali di base, rispetto al 15,5% degli ultrasessantacinquenni.

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Luca

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