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La Corte Costituzionale ha sentenziato: la parte del Codice Penale che prevede l’ergastolo per i conducenti è incostituzionale

La disposizione del Codice Penale che prevede la pena dell’ergastolo nel caso in cui un tribunale condanni un autore di un reato di omicidio commesso come conducente di un mezzo di trasporto è contraria alla Costituzione della Repubblica Slovacca. Lo ha stabilito mercoledì la Corte Costituzionale (CC) della Repubblica Slovacca. La disposizione in questione è stata impugnata davanti alla Corte Costituzionale dalla Corte Regionale di Trnava, che ha contestato l’obbligo di imporre tale divieto a vita.

Secondo la decisione della Corte costituzionale, la disposizione è contraria al diritto alla protezione contro le interferenze ingiustificate nella vita privata e familiare. “La Corte Costituzionale ha inoltre deciso che la motivazione completa della sentenza adottata sarà pubblicata nella Raccolta delle Leggi della Repubblica Slovacca”. ha informato la Corte costituzionale.

La disposizione contestata è in vigore nel Codice penale dal novembre 2011. La Corte regionale di Trnava si è rivolta alla Corte costituzionale già nel 2019 per decidere su un ricorso contro la sentenza del tribunale distrettuale in un caso particolare. “Il caso riguarda l’imposizione di una condanna all’ergastolo ai sensi dell’articolo 61, paragrafo 5, lettera b), del codice penale, in cui il legislatore ha effettivamente introdotto il principio “una volta e basta”,“, ha affermato la Corte nella sua memoria.

Il tribunale ha sottolineato che non è richiesta alcuna condanna precedente dell’autore del reato per questo o per altri reati, e quindi qualsiasi precedente fedina penale ineccepibile dell’autore del reato è irrilevante. Inoltre, non è prevista la possibilità di una remissione condizionale del resto della pena di divieto di attività.

“Nel caso di specie, è necessario valutare se la normativa contestata rispetti il requisito della proporzionalità, ossia se consenta di infliggere all’autore del reato una pena proporzionata al reato per il quale viene comminata, in modo da mantenere un legame ragionevole ed equilibrato tra l’intensità dell’interesse pubblico alla protezione della società e la gravità dell’interferenza con i diritti fondamentali dell’autore del reato”, ha dichiarato la Corte regionale.

La Corte ha inoltre rilevato che la sproporzione era ulteriormente dimostrata dal fatto che il divieto imposto in questo modo non poteva essere applicato perché perché persisterà per il resto della loro vita e i condannati non hanno nemmeno la possibilità di cancellare la condanna.

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Luca

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